ACTA bocciata di nuovo. La trasparenza vince sui negoziati segreti?

No ACTAIl 4 luglio, quando gli USA festeggiano l'adozione della Dichiarazione di indipendenza con la quale le colonie si staccarono dalla Gran Bretagna, si avrà il voto finale del Parlamento europeo su ACTA. Un giorno profetico, si potrebbe dire, visto che tutto ormai fa ben sperare in una decisione che sancisca una volta per tutte la morte di ACTA.
Infatti, il medesimo relatore di ACTA aveva consigliato di respingere il trattato anticontraffazione, e di seguito si sono avuti i voti delle commissioni. Ben 4 commissioni (LIBE, JURI, DEVE e ITRE) hanno raccomandato di rigettare ACTA, ed oggi, 21 giugno, la commissione INTA, aderendo alla proposta del suo relatore David Martin, ha bocciato nuovamente ACTA. Questo era il voto più importante perché INTA è la commissione competente sul trattato.

Questa ulteriore bocciatura del trattato anticontraffazione, fortemente voluto dall'industria ed inserito in un generale disegno di realizzazione di un framework non legislativo che demanda al dialogo tra le aziende la regolamentazione di un settore, con profonde e gravi ricadute non solo sull'innovazione, ma anche sulla movimentazione dei farmaci generici nonché sulla libertà di espressione in rete, è un punto importante per quell'ampio movimento di opinione che ha portato i cittadini europei a protestare contro il trattato, non solo tramite mail inviate ai membri del parlamento europeo e delle varie commissioni, ma anche scendendo direttamente in piazza.

Non che i supporter di ACTA non abbiano provato in tutti i modi ad impedire questo epilogo, addirittura si è vociferato di un voto a scrutinio segreto, mentre il commissario De Gucht invitava la commissione a non pronunciarsi in attesa di un parere della Corte di Giustizia europea sul trattato, giusto per guadagnare tempo, parere che però partiva già con limitazioni relative alle domande poste alla Corte. Invito comunque respinto dalla commissione.

Tutte queste manovre dilatorie, non sono servite a nulla. Adesso rimane solo il voto finale del Parlamento europeo che dirà definitivamente se ACTA vive o muore, un voto che è essenziale. Anche se dietro l'angolo vi sono ancora numerose norme o trattati che si inseriscono nel disegno di delegificazione spinta e di privatizzazione della tutela degli interessi delle multinazionali, come il TPP (Trans-Pacific Partnership Agreement), e tanti altri ve ne saranno in futuro, la bocciatura definitiva di ACTA sarebbe un momento fondamentale per i cittadini che sono scesi in piazza, una presa di coscienza che opporsi a certe manovre poco democratiche e ben poco trasparenti è comunque possibile, un segnale forte e chiaro che l'opinione dei cittadini non può essere ignorata.
Decisamente significativa è, quindi, la contrapposizione tra le manovre di funzionari e rappresentanti di multinazionali che per anni si sono ritrovati per redigere il trattato nella più assoluta segretezza, mentre migliaia, forse milioni, di cittadini ne hanno parlato con la massima trasparenza sui blog e i social network in rete, fino a riempire le piazze.

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Il 4 luglio ci sarà il voto finale al Parlamento Europeo, dove le posizioni si cominciano a definire. In particolare i socialdemocratici dovrebbero attenersi alle posizioni del gruppo, quindi rigettare il trattato, lo stesso per i liberali (ALDE), mentre non è chiara la posizione dei conservatori (PPE).