Man mano che l’opinione pubblica si riappropria, come è giusto che sia, del diritto di discutere su ACTA, le manifestazioni contro questo trattato si moltiplicano.
Negli ultimi giorni sia la Polonia che la Repubblica Ceca hanno annunciato di voler sospendere la ratifica del trattato anticontraffazione. E questa, per chi ritiene che ACTA sia pericolosa per le libertà dei cittadini europei, è davvero una buona notizia. Cerchiamo di capire perché.
Il TFEU, cioè il trattato sul funzionamento dell’Unione Europea pone le basi legali che consentono alla Commissione di negoziare trattati, quindi anche ACTA. Tenendo presente che ACTA non si limita ad affrontare la contraffazione in senso stretto, anche se in genere di quello si discute, ma include le regole transfrontaliere, la normativa sui marchi, il diritto d’autore, i brevetti e le indicazioni geografiche, è evidente che copre sia disposizioni civili che penali.
L’Unione europea, però, è competente per quanto riguarda le misure civili e di confine, ma non per le misure penali, tranne quelle espressamente indicate nel TFEU (art. 83), per le quali sussiste generalmente una competenza concorrente, ciò vuol dire che sia l’Europa che gli Stati membri possono legiferare ed adottare atti giuridicamente vincolanti.
Nel caso specifico, la Commissione ha ritenuto di non modificare l’aquis comunitario, e cioè di presentare ACTA come un accordo misto, lasciando così la legislazione criminale alla competenza dei singoli Stati. Nella sua proposta al Consiglio, infatti, la Commissione propone che ACTA sia firmato e concluso sia dalla UE che dagli Stati membri (“the Commission proposes that ACTA be signed and concluded both by the EU and by all the Member States”).
Ed è questo è il motivo per il quale a gennaio ACTA è stato firmato da un rappresentante della Commissione europea ma anche dagli ambasciatori degli Stati membri. La regolamentazione degli accordi di questo tipo si trova nell’articolo 133 del Trattato di Nizza, che appunto prevede una ratifica da parte di tutti gli Stati membri (“gli accordi nei settori degli scambi di servizi culturali e audiovisivi, di servizi didattici nonché di servizi sociali e relativi alla salute umana rientrano nella competenza ripartita della Comunità e degli Stati membri. La loro negoziazione richiede pertanto, oltre a una decisione comunitaria adottata conformemente alle pertinenti disposizioni dell'articolo 300, il comune accordo degli Stati membri. Gli accordi così negoziati sono conclusi congiuntamente dalla Comunità e dagli Stati membri”).
In sostanza, mentre la Corte europea di Giustizia aveva dato parere positivo alla possibilità di approntare modifiche al diritto penale comunitario vincolanti per gli Stati membri, la Commissione per evitare problemi ha preferito non spingersi troppo oltre, lasciando i negoziati sulle sanzioni criminali ai singoli Stati.
Questo in sintesi vuol dire che sia il Parlamento europeo, sia tutti i singoli Stati membri, hanno la possibilità di bloccare la ratifica di ACTA, ognuno di loro può impedire che ACTA diventi una legge per i cittadini europei. Ecco perché è rilevante quello che accade oggi in Europa e quello che succederà nei prossimi mesi, prima di giugno, data prevista per l’approvazione del trattato da parte del Parlamento europeo. È sufficiente un solo Stato membro che rifiuti la ratifica.
E le opzioni non mancano. Il premier polacco ha precisato che i cittadini non sono stati coinvolti a sufficienza e quindi ritiene necessario ascoltarli in merito, per questo si organizzerà un incontro pubblico su ACTA, e solo al termine del quale il processo di ratifica di ACTA eventualmente potrà riprendere, non prima quindi della fine dell’anno. La medesima motivazione è stata data dal premier ceco per la sospensione della ratifica.
Ma anche in altri Stati la situazione è poco fluida. Il premier sloveno, ad esempio, ha sostenuto di aver firmato ACTA senza la dovuta attenzione (!), senza comprendere quali ricadute avrebbe avuto sulle libertà dei cittadini.
Quindi, come si può vedere ci sono ancora buone speranze che ACTA non vada in porto, nonostante i supporters del trattato siano ancora molti, come ad esempio Karel De Gucht che continua a sostenere che ACTA non è affatto pericoloso per le libertà dei cittadini, ma è essenziale per salvare posti di lavoro e tutelare la proprietà intellettuale.
Peccato che in relazione alla utilità dell’accordo contro la pirateria e la contraffazione dei prodotti, nessuno abbia ancora risposta ad una domanda davvero molto semplice: come mai Cina, Brasile e India non sono stati invitati a partecipare ai negoziati di ACTA visto che sono le fonti principali di prodotti contraffatti? Quanto potrà essere davvero utile ACTA se quegli Stati non la ratificano, e quindi a loro e ai loro prodotti non si applica?
La protesta contro ACTA si va quindi estendendo, e l’11 febbraio ci sarà una mobilitazione globale, la cui mappa degli eventi è visibile sul sito accessnow.