Apple vs Samsung: la madre di tutte le guerre di brevetti

Apple Vs SamsungApple contro Samsung. Pochi giorni fa una giuria della California ha consegnato una vittoria alla casa di Cupertino nei confronti dell'acerrimo rivale coreano. Questo procedimento si inserisce nella guerra brevettuale che da tempo vede contrapposte le due aziende, con il gigante Google, produttore del sistema operativo Android usato dall'azienda coreana, a fare da convitato di pietra sullo sfondo.
In effetti pare sia proprio Google e il suo sistema Android (basato su Linux che è open source) il bersaglio di Apple. Il sistema di business di Big G., basato su servizi gratuiti pagati dalla pubblicità, minaccia seriamente il sistema di Apple e Microsoft che vendono hardware e software, ma mentre Microsoft è sceso a patti con Google, Apple ha rifiutato ogni accordo, anche con Samsung (in realtà l'offerta di Apple a Samsung c'è stata, ma di fatto Samsung avrebbe dovuto dare a Apple tutti i suoi profitti).

Se consideriamo solo Apple e Samsung, al momento risultano avviati decine di procedimenti in 9 paesi diversi, aventi ad oggetto dispute su brevetti. Uno di questi si era concluso a Seul in Corea, patria della Samsung, con una sua vittoria. Il processo del quale parliamo, invece, si è tenuto negli USA, a pochi chilometri di distanza dalla sede della Apple.

La giuria popolare ha concluso che Samsung è un imitatore spericolato, e che la violazione dei brevetti era per lo più volontaria. Ha quindi stabilito che Samsung ha violato una serie di brevetti Apple in almeno 28 dispositivi, e l'ha condannata a risarcire 1,05 miliardi di dollari. Si tratta di una somma elevata, meno di quanto chiedeva Apple (2,75 miliardi), ma sicuramente molto di più di quanto si aspettasse Samsung.
In effetti nel corso del giudizio Apple è riuscita a dimostrare abbastanza efficacemente che Samsung ha copiato. Come rivelato da alcuni membri della giuria la decisione è maturata anche sulla base di alcune mail del gruppo coreano dove si considerava l'aggiunta di funzioni simili a quelle di Apple. Il verdetto è stato raggiunto in sole 21 ore, forse anche grazie alla fiducia che la giuria aveva nei confronti del capo giuria, un ingegnere in pensione titolare di brevetti, al punto che i giurati avrebbero compilato il questionario da 700 domande senza leggere le istruzioni.

Al di là della condanna a carico della Samsung sulla base dell'attuale legislazione statunitense, che comunque affida questioni altamente tecniche alle giurie popolari, viene da chiedersi se è giusto che un brevetto debba proteggere un'interfaccia utente, e il design (look and feel) di un prodotto. Per lo più, infatti, si è trattato di decidere sul design (una particolare forma di proprietà che oscilla tra le stagioni) dei prodotti in contrapposizione (gli angoli arrotondati, l'aspetto -non la grafica che è diversa- delle icone semiarrotondate su sfondo nero), più specificamente per quello che viene definito trade dress, cioè il modo di presentare un prodotto. Si tratta di questioni stilistiche strettamente legale alla moda del momento. Oggi vanno gli angoli arrotondati, domani no. Pensiamo a tutti gli oggetti che ci circondano e valutiamo quanto detti oggetti "copiano" da altri oggetti, tipo le auto che si somigliano ormai tutte, i vestiti che sono dello stesso colore del famoso Vip visto in Tv, ecc...
Altre questioni hanno toccato le interfacce utente, ad esempio il pinch and zoom e il bounce back (effetto che fa rimbalzare la pagina quando si scorre fino in fondo). È strano pensare che il brevetto sia sull'interfaccia, cioè il modo di comandare l'operazione, e non solo sul listato del programma che genera quell'operazione. Dovrebbe essere possibile impedire la copia del codice, così un concorrente deve realizzare quella funzionalità con un programma diverso, ma non dovrebbe essere possibile brevettare l'interfaccia, che vuol dire in ultima analisi brevettare il gesto. Altrimenti in futuro i concorrenti dovrebbero inventare modi sempre diversi per rapportarsi con il sistema operativo di uno smartphone: "per ingrandire l'immagine battere le mani e fare un saltello sul posto"!

Senza voler assolutamente sostenere che la decisione di questo processo è sbagliata, non possiamo non rimarcare che ormai i processi in materia di brevetti mettono sempre più spesso in evidenza il difetto fondamentale della tesi che vede un sistema di tutela forte della proprietà intellettuale come la base per incoraggiare gli investimenti, anche esteri. Per un certo periodo è stato realmente così, l'esempio più calzante è la Germania che da quando ha modificato, a favore delle aziende, la legislazione in materia, consentendo loro di ottenere ingiunzioni preliminari di blocco della vendita (così si otteneva un vantaggio notevole), ha attirato moltissime aziende estere che "saggiavano" il mercato tedesco prima di provare ad entrare in Europa.
La facilità ad ottenere tutela si è rivoltata, ad un certo punto, contro le stesse aziende che si sono viste bloccare dai loro concorrenti sempre più spesso, al punto che la Microsoft ha scelto di abbandonare la Germania proprio per questo motivo.
Il risultato è stata una moltiplicazione delle cause in materia di brevetti che hanno innescato un meccanismo di protezione tramite acquisizione di altre aziende solo per i brevetti da esse possedute. Basti pensare a Google che ha provato a comprare Nortel senza successo, e poi ha acquisito Motorola a prezzi esagerati. Appare sempre più ovvio che la concorrenza si sta gradualmente spostando nei tribunali, e l'innovazione lascia il passo alle costosissime acquisizioni di brevetti altrui.
La risposta alla concorrenza è, o dovrebbe essere, più innovazione, e non certo battaglie in aula che costano milioni e milioni di dollari sottratti alla ricerca. Anche perché si finirebbe per avere decisioni diverse a seconda dei tribunali; a Seul il tribunale dirà che gli angoli arrotondati non sono esclusiva di Apple, in California si dirà il contrario, ma la Apple non può certo sostenere di avere inventato gli angoli arrotondati!

Per questi motivi la Commissione europea ha emesso di recente dei severi ammonimenti in relazioni agli abusi di brevetti in materia di telefonia, necessari per la standardizzazione delle nuove tecnologie, e la stessa Trade Commission USA ha avviato un istruttoria per studiare la situazione.
Nel frattempo, però, non si ferma l'escalation degli Stati nel cercare di attirare capitali esteri tramite riforme che rafforzino la tutela della proprietà intellettuale, tra i quali l'Italia con la creazione dei tribunali specializzati per le imprese. Milano, infatti, è in lizza insieme a Londra e Monaco, per diventare la sede del tribunale europeo dei brevetti.

Samsung ha annunciato che appellerà la sentenza, ma il 27 agosto, dopo il verdetto della California, Apple ha chiesto un'ingiunzione per bloccare la vendita negli USA di 8 dei prodotti Samsung che sono stati trovati in violazione di brevetti: Galaxy S 4G, Galaxy S2 per AT&T, Galaxy S2 per Skyrocket, Galaxy S2 per T-Mobile, Galaxy S2 Epic 4G, Galaxy S Showcase, Droid Charge e Galaxy Prevail.