Acta

ACTA Anti-Counterfeiting Trade Agreement, trattato anticontraffazione non approvato dal Parlamento dell'Unione Europea

  • Acta: i famigerati accordi anticontraffazione in discussione al Parlamento europeo

    No ACTAIl 20 dicembre 2011 la Commissione Affari Legali del Parlamento europeo ha iniziato la discussione su ACTA(Anti-Counterfeiting Trade Agreement), dopo che il Consiglio dell’Unione europea ha approvato tale accordo anticontraffazione.
    E le avvisaglie non sono delle migliori, visto che il processo di ratifica pecca di trasparenza, in quanto il Parlamento dell’Unione ha in passato rifiutato di pubblicare integralmente il proprio parere legale su ACTA, sostenendo che potrebbe seriamente interferire con il complesso processo di ratifica, e i rapporti tra gli Stati membri e le altre parti contraenti potrebbero essere pregiudicati. Il parere è stato pubblicato integralmente solo in data 19 dicembre 2011.
    Inoltre, giusto per capire che aria tira, il Juri report, cioè la newsletter della Commissione Affari Legali, ha dato un giudizio positivo su ACTA.

  • ACTA: la parola chiave è “cooperazione”

    No ad ACTADopo la firma preliminare di ACTA da parte dell'Unione Europea, avvenuta il 26 gennaio a Tokio, la situazione si è rapidamente evoluta. In molti paesi l’opinione pubblica ha finalmente preso conoscenza del contenuto dell’accordo commerciale, e i cittadini hanno organizzato mobilitazioni e proteste. A seguito di tali manifestazioni alcuni leader politici si sono affrettati a prendere le distanze dall’accordo appena firmato, e ciò ha reso evidente il motivo per il quale ACTA è stata circondata da un certo alone di segretezza per lungo tempo.

    Ovviamente ci sono ancora molti che continuano a supportare il trattato in questione, in particolare le multinazionali e la stessa Commissione europea, tentando di screditare le voci critiche sostenendo che l’opposizione si basa esclusivamente sulla disinformazione.
    Per questo forse è il caso di fare il punto su cosa sia esattamente ACTA e quanto coinvolga anche i cittadini europei. E conviene partire dalle parole di Karel De Gucht, membro della Commissione per il commercio internazionale, il quale in un allegato ad una lettera inviata ai membri del Parlamento europeo, con la quale sosteneva la necessità di approvare ACTA, ha chiarito la sua posizione.

  • ACTA: la Polonia salverà l’Europa?

    Protesta a Stoccolma contro ACTAMan mano che l’opinione pubblica si riappropria, come è giusto che sia, del diritto di discutere su ACTA, le manifestazioni contro questo trattato si moltiplicano.
    Negli ultimi giorni sia la Polonia che la Repubblica Ceca hanno annunciato di voler sospendere la ratifica del trattato anticontraffazione. E questa, per chi ritiene che ACTA sia pericolosa per le libertà dei cittadini europei, è davvero una buona notizia. Cerchiamo di capire perché.

    Il TFEU, cioè il trattato sul funzionamento dell’Unione Europea pone le basi legali che consentono alla Commissione di negoziare trattati, quindi anche ACTA. Tenendo presente che ACTA non si limita ad affrontare la contraffazione in senso stretto, anche se in genere di quello si discute, ma include le regole transfrontaliere, la normativa sui marchi, il diritto d’autore, i brevetti e le indicazioni geografiche, è evidente che copre sia disposizioni civili che penali.

  • ACTA: farmaci generici ed importazione parallela di medicinali

    ACTA e farmaciUno degli aspetti meno conosciuti di ACTA riguarda il possibile impatto che il trattato anticontraffazione potrebbe avere sul mercato dei farmaci. In genere il dibattito si polarizza sulle possibili conseguenze in rete delle regole a tutela della proprietà intellettuale, ma tale accordo è finalizzato anche alla tutela dei marchi e dei brevetti, la qual cosa ha delle conseguenze di non poco conto sui farmaci.
    Secondo i supporters del trattato, ACTA nasce con lo scopo di proteggere la salute dei cittadini impedendo la diffusione di farmaci falsi, e quindi pericolosi, riguardando esclusivamente lo scambio illegale di prodotti attraverso i confini, mentre i critici invece sostengono che potrebbe limitare la circolazione dei farmaci generici.

    Per comprendere meglio la problematica dobbiamo tornare al 1994, anno in cui fu negoziato l’accordo TRIPS (Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights, Accordo sui diritti di Proprietà Intellettuale relativi al commercio), accordo internazionale promosso dal WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) e firmato da Usa, Giappone, Unione Europea ed altri Stati, sostanzialmente gli stessi che poi hanno aderito ad ACTA.

  • Un brevetto accorcia la vita: l'India, i farmaci generici e ACTA

    Farmaci genericiIl Controllore generale dei brevetti dell'India, con un provvedimento del 12 marzo 2012, ha imposto una licenza obbligatoria (compulsory license) alla Bayer, consentendo in tal modo alla società farmaceutica indiana Natco di produrre fino al 2020 (quando scadrà il brevetto) un farmaco anticancro generico del tutto simile al sorafenib. Si tratta del primo caso di licenza obbligatoria. 

    La Bayer vendeva il farmaco in questione, a tutti gli effetti un salvavita, al prezzo di circa 69mila dollari all'anno, prezzo ovviamente impossibile da pagare per i circa 30.000 pazienti indiani ai quali è stato prescritto. Per questo, dopo aver tentato un accordo con la Bayer, la Natco Pharma ha citato l'azienda tedesca dinanzi al Controllore dei Brevetti, sostenendo che il farmaco non è disponibile ad un prezzo accessibile al mercato indiano, ed ottenendo così la licenza obbligatoria.

  • ACTA perde consensi al Parlamento europeo: per il relatore va respinto

    no-actaCi stiamo avvicinando a grandi passi alle battute finali del percorso per decidere se approvare o meno il trattato anticontraffazione denominato ACTA. Dopo le recenti manifestazioni che hanno interessato gran parte dell'Europa, il trattato pareva destinato a rallentare la sua corsa. Il nuovo relatore del provvedimento, David Martin, membro della Commissione per il commercio internazionale (INTA), cioè la Commissione che si occupa della materia in questione, aveva chiesto di procedere con maggiore cautela. In particolare aveva suggerito di richiedere alla Corte di Giustizia un parere di compatibilità tra ACTA e i trattati europei (e non tutte le norme comunitarie), sospendendo quindi l'iter del trattato. Martin chiedeva inoltre di elaborare una relazione intermedia per avere informazioni dettagliate dai singoli governi sulla interpretazione del trattato e la sua applicazione nei singoli Stati. Infine aveva raccomandato una consultazione con l'opinione pubblica e gli stakeholders.
    Il 27 marzo la Commissione INTA ha invece respinto tali richieste: il parere della Corte non è necessario. Al relatore non rimane che il compito di stilare la raccomandazione finale.

  • Da ACTA alla delibera AgCom: CleanIt, il framework non legislativo e la delegificazione spinta

    Riforme per la pirateriaNegli ultimi tempi si susseguono negli USA e in Europa proposte di legge che sono tra loro legate. Sia la legge Sinde, entrata in vigore in Spagna, sia le recenti riforme in Irlanda (Irish SOPA) e in Inghilterra (DEA), che la nostrana delibera AgCom, sono tutti progetti di legge riconducibili ad un quadro (framework) non legislativo nel quale la regolamentazione di un settore è demandata ad un dialogo pubblico-privato, dove per privato si intendono ovviamente le grandi aziende, non certo il cittadino comune, con delega più o meno espressa al privato non solo per la verifica della violazione delle norme (si pensi alle policy in materia di copyright che caratterizzano i portali di sharing online) ma addirittura per la emanazione delle norme a mezzo di regolamenti.

    In realtà non è qualcosa di nuovo, ma solo l'evoluzione di un cammino iniziato da tempo. Per motivi di vario tipo la crisi del Parlamento italiano, per rimanere al nostro paese, ha portato sempre più spesso a delegare alcune normative al Governo, e questi, con il classico atto delle delega a cascata, a sua volta demanda ad autorità amministrative le norme di secondo livello.

  • ACTA bocciata di nuovo. La trasparenza vince sui negoziati segreti?

    No ACTAIl 4 luglio, quando gli USA festeggiano l'adozione della Dichiarazione di indipendenza con la quale le colonie si staccarono dalla Gran Bretagna, si avrà il voto finale del Parlamento europeo su ACTA. Un giorno profetico, si potrebbe dire, visto che tutto ormai fa ben sperare in una decisione che sancisca una volta per tutte la morte di ACTA.
    Infatti, il medesimo relatore di ACTA aveva consigliato di respingere il trattato anticontraffazione, e di seguito si sono avuti i voti delle commissioni. Ben 4 commissioni (LIBE, JURI, DEVE e ITRE) hanno raccomandato di rigettare ACTA, ed oggi, 21 giugno, la commissione INTA, aderendo alla proposta del suo relatore David Martin, ha bocciato nuovamente ACTA. Questo era il voto più importante perché INTA è la commissione competente sul trattato.

  • 478 no ad ACTA ma per Confindustria non basta

    Goodbye ACTADopo la bocciatura del trattato anticontraffazione ACTA da parte del Parlamento europeo, oltre alle voci che hanno plaudito a tale decisione, si sono sollevate critiche decisamente pesanti nei confronti del legislatore europeo, reo di essersi fatto circuire da una diffusa disinformazione, al punto di recepire "istanze populistiche" mostrando così una "persistente incapacità a comprendere le dinamiche della comunicazione in rete". Questo è quanto si legge in un comunicato di Confindustria Cultura.
    La decisione, inoltre, sarebbe paradossale in quanto le norme di ACTA sono già presenti negli ordinamenti dei singoli Stati europei, laddove il trattato serviva solo ad armonizzarle.

    Se è giusto che Confindustria faccia il suo lavoro, tutelando gli interessi delle imprese, è però essenziale anche proporre un dibattito che non sia a senso unico, negando legittimazione a chi la pensa diversamente, specialmente quando quel qualcuno alla fine è l'unico organo davvero rappresentativo dell'Unione europea: il Parlamento.

  • Medioevo prossimo venturo: il Camcording tra ACTA, CETA e TPP, passando per Fapav

    cinema chiusoUn articolo del blog l'Avvocato del diavolo, di Guido Scorza, ci ricorda una norma introdotta nel 2006 e della quale quasi nessuno è a conoscenza, anche perché probabilmente non è mai stata applicata.
    Nell'articolo si fa riferimento ad una sezione del sito della Fapav, una volta Federazione anti-pirateria audiovisiva ora Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, che tratta del cosiddetto Camcording. Secondo la Fapav "per pirateria tramite camcorder si intende l'attività svolta da una persona che, entrata in una sala cinematografica recando con sé qualsiasi tipo di dispositivo di registrazione (camcorder, telefono cellulare con camera digitale, registratore audio, ecc.) registra intenzionalmente o riproduce in tutto o in parte il video e/o l'audio del Film". La pagina del sito continua ricordando che "il camcording costituisce nella maggior parte dei casi la fonte primaria della pirateria". Ed infine che "registrare il film o l'audio in una sala cinematografica è un reato", facendo riferimento all'articolo 85-bis del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.

  • L'internet “pulito” della Commissione Europea e la cooperazione volontaria di ACTA

    Commissione EuropeaL'11 settembre 2012 si è conclusa la consultazione pubblica della Commissione Europea dal titolo "A clean and open Internet: Public consultation on procedures for notifying and acting on illegal content hosted by online intermediaries" (Internet pulito e aperto: Consultazione pubblica sulle procedure per la notifica e l'azione contro i contenuti illegali ospitati dagli intermediari online).

    Si tratta di una fase della revisione della direttiva ecommerce, in particolare in relazione allo specifico aspetto delle disposizioni sulla responsabilità dei fornitori di hosting.
    Come sappiamo, infatti, la responsabilità degli intermediari della comunicazione è regolata, insieme ad altri aspetti dell'ecommerce nonché della fornitura di servizi online, dalla direttiva europea 2000/31/CE, recepita in Italia dal decreto legislativo 70 del 2003. L'intenzione dell'Unione europea è quella di realizzare un mercato digitale comune ed impedire discriminazioni per i consumatori, favorendo attraverso la certezza giuridica sia le amministrazioni che le imprese.
    Dopo 10 anni di vigenza la Commissione avviò una normale procedura di revisione della direttiva, la cui consultazione si concluse con l'intenzione di non modificare la direttiva perché ancora valida e adeguata alle esigenze del mercato europeo. Vi era però necessità di porre dei chiarimenti su alcuni alcuni aspetti della normativa, in modo da eliminare la frammentazione applicativa della direttiva.
    La nuova consultazione, che si conclude in questi giorni, si occupa appunto di questi chiarimenti.

  • Al cittadin non far sapere: la Commissione Europea e i segreti di ACTA

    No actaIl 19 marzo 2013 la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, in particolare la seconda sezione del Tribunale, ha emesso una interessante sentenza (T-301/10) sulla trasparenza delle negoziazioni dei trattati internazionali. Nello specifico si è occupata del trattato anti-contraffazione, ACTA, firmato dalla Commissione europea e poi non ratificato dal Parlamento europeo. Come ben sappiamo i negoziati di ACTA si sono caratterizzati per una perdurante segretezza, fino al momento in cui il trapelamento di alcune bozze hanno costretto la Commissione e gli altri contraenti ad una pubblicazione almeno parziale degli atti. 

    Nel novembre del 2008 Sophie in't Veld, membro olandese del Parlamento Europeo, chiede alla Commissione Europea, impegnata nei negoziati internazionali, l'accesso ai documenti relativi ad ACTA. La richiesta viene riproposta successivamente per gli ulteriori documenti dei negoziati di Seul.

  • CETA, accordo commerciale Canada-UE, ripropone norme di ACTA

    CETACETA è l'acronimo di Comprehensive Economic and Trade Agreement, cioè accordo economico e commerciale globale. Si tratta di un progetto di libero scambio tra l'Unione europea e il Canada che trova la sua origine nel 2008.
    L'accordo ha sollevato numerose critiche, e preoccupazioni per le libertà civili, in quanto molte delle sue disposizioni sono simili a quelle del controverso accordo denominato ACTA. Allo stesso modo i negoziati di CETA per lo più avvengono in gran segreto. Solo in rari casi si è potuto leggere qualche bozza sfuggita ai negoziatori.

    I negoziati
    Nell'ottobre del 2008 Canada e Unione europea pubblicano uno studio congiunto sulla valutazione di costi e benefici a seguito di un partenariato economico più stretto. Secondo tale studio vi sarebbero importanti vantaggi da ambo le parti, in particolare in settori quali la mobilità del lavoro e la cooperazione normativa.
    Il 5 marzo del 2009 Canada e Unione europea rilasciano pubblicamente una relazione congiunta che delinea una agenda dei negoziati. L'agenda stabilisce un percorso ambizioso, che riguarda, tra l'altro, la cooperazione normativa, la concorrenza, e anche la proprietà intellettuale.
    Il 6 maggio del 2009, a Praga, viene annunciato l'accordo CETA.