Diritto all'oblio

Diritto all'oblio o web reputation

  • Internet e il diritto all’oblio

    Tra le tante leggi che riguardano la rete, una ci sembra particolarmente interessante per le conseguenze che avrebbe la sua approvazione. Il disegno di legge presentato dall’onorevole Lussana intende regolamentare il diritto all’oblio.
    In breve questa legge si propone di cancellare dalla rete, imponendo di conseguenza il divieto di ulteriori pubblicazioni online, tutte le notizie riguardanti persone coinvolte in fatti di cronaca giudiziaria, una volta trascorso un certo lasso di tempo variabile a seconda della gravità del fatto.
    Quindi, una persona condannata in via definitiva potrebbe chiedere ed ottenere la cancellazione dell’articolo che informa i cittadini della sua vicenda giudiziaria, così dopo un certo periodo di tempo sarebbe impossibile trovare in rete notizie delle condanne delle persone, con ovvie ricadute sulla possibilità di controllare l’operato dei politici, ad esempio.

  • La strada sbagliata per il diritto all’oblio

    Diritto all'oblioIl diritto all’oblio (right to be forgotten) e la protezione dei dati personali animano il dibattito in Spagna, dove l’Agenzia per la protezione dei dati personali (AEPD) ingiunge a Google di bloccare l’accesso a notizie pubblicate su giornali nazionali online che sono potenzialmente in grado di ledere la privacy delle persone in essi indicate. È il caso di un chirurgo portato in giudizio per negligenza medica, ma poi assolto, dove i giornali riportano solo la notizia del rinvio a giudizio ma non l’epilogo della vicenda.

    A seguito dell’ingiunzione relativa a circa 100 links ed altrettanti articoli, i rappresentanti di Google hanno depositato ricorso in tribunale, dichiarandosi sconcertati dell’ingiunzione.
    In breve l’Agenzia spagnola ha ingiunto a Google di rimuovere i link perché i giornali possono legalmente rifiutarsi di rimuovere gli articoli (pretendono un provvedimento di un giudice), per cui l’autorità si rivolge all’intermediario della comunicazione per ovviare al problema, essendo l’unica concreta possibilità residuale.

  • Facebook, la privacy e lo stalking telematico

    Facebook e la privacyNelle ultime settimane si sono susseguiti gli annunci di modifiche alle funzionalità del social Facebook. Numerose le innovazioni introdotte o ancora da introdurre, come ad esempio la Timeline che sostituirà il profilo consentendo di presentare e recuperare facilmente tutti i contenuti inseriti da un utente nelle pagine del social. Tutto ciò che noi immettiamo od avremo immesso in Facebook diventerà visibile, ricercabile, organizzabile, per sempre, basterà ben poco per scorrere indietro nel tempo ciò che eravamo decenni prima, ciò che dicevamo, ciò che abbiamo fatto, insomma per scavare nel nostro passato.
    Una vera e propria rivoluzione per consentire agli utenti di sentirsi come a casa, così ha detto il patron di Facebook, ma a ben pensarci si potrebbe rivelare più probabilmente un vero e proprio incubo.

  • Cassazione tra oblio e diritto all'informazione

    privacyLa sentenza della terza sezione civile della Corte di Cassazione, n. 5525 del 2012, depositata in data 5 aprile 2012, si occupa della vicenda di un politico il quale, arrestato nel 1993 per corruzione, viene poi prosciolto. Un articolo del Corriere della Sera sempre del 1993, dava conto dell'arresto, ma ovviamente non degli sviluppi successivi. Il politico in questione ricorre al Garante per la privacy, chiedendo prima di tutto il blocco del trattamento dei dati personali, ricorso che viene respinto. Di seguito impugna la decisione in tribunale, anche in tal caso con esito negativo, fino a giungere in Cassazione.

    Il ricorrente lamenta che l'articolo in questione, spostato nell'archivio del giornale, è indicizzato ancora dai motori di ricerca, e quindi la sua riproposizione continua, senza dare atto degli sviluppi positivi, getterebbe discredito sulla sua persona.

  • Diritto all'oblio tra Corte Europea e Google

    diritto all'oblioConsiglio di leggere anche l'articolo di Carlo Blengino: La Corte di Giustizia e i motori di ricerca: una sentenza sbagliata
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    Con la sentenza del 13 maggio 2014 (causa C-131/12), la Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) riapre il dibattito sul diritto all'oblio intervenendo direttamente sui motori di ricerca online, in particolare Google.

    I fatti
    Il caso è classico. Lo spagnolo Costeja Gonzalez proponeva reclamo dinanzi all'AEPD (Agencia Espanola de Proteccion de Datos, il Garante Privacy spagnolo) contro La Vanguardia, Google Spain e Google Inc., lamentando che nell'indice del motore di ricerca di Google erano presenti link verso il quotidiano La Vanguardia, nelle cui pagine (risalenti al 1998) figurava un annuncio (che menzionava il nome, quindi dati personali) per la vendita all'asta di immobili in relazione ad un pignoramento per la riscossione coattiva di crediti previdenziali.
    Costeja Gonzalez premetteva che il pignoramento era stato definito da anni e il debito pagato, per cui chiedeva di ordinare al quotidiano di eliminare le pagine o a Google di rimuovere i suoi dati affinché non figurassero più sul motore di ricerca.

  • Il diritto all'oblio è impossibile da attuare in rete. O forse no!

    EnisaIn attesa della nuova regolamentazione europea in materia di privacy e protezione dei dati personali, un recente rapporto dell'ENISA, l'Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell'informazione, ravviva il dibattito sul diritto all'oblio (right to be forgotten) e la sua applicazione in rete.
    Si tratta di un argomento molto sentito sia in Europa che in ambito nazionale. Ad esempio in Italia il disegno di legge di riforma della diffamazione a mezzo stampa recava una norma che prevedeva la facoltà di chiedere a un sito web o a un motore di ricerca di cancellare un articolo, un link, un'immagine dove i dati personali sono usati in modo da offendere la reputazione di un individuo, purché non vi sia il legittimo diritto di cronaca. La norma si presentava ambigua, al punto che poteva dare adito a problemi interpretativi, e le sanzioni applicate si riferivano allo stesso modo sia a testate giornalistiche che a siti web, realizzando una equiparazione da sempre rifiutata dalla giurisprudenza di legittimità. Comunque tale disegno di legge è naufragato al Senato.

  • L'Alta Corte spagnola sul diritto all'oblio

    Web reputation

    Una recente sentenza dell'Alta Corte spagnola ripropone il problema del cosiddetto "diritto all'oblio".
    Un cittadino spagnolo scopre che digitando il suo nome sul motore di ricerca di Google, si trovano collegamenti ad un blog che riporta informazioni su un reato da lui commesso molti anni fa.
    L'Autorità spagnola per la protezione dei dati, chiamata in causa, emette due decisioni. Con la prima impone a Google di rimuovere le informazioni dal motore di ricerca, con la seconda impone a Google, quale gestore del blog (ospitato su Blogger), di rimuovere le informazioni dal blog.

  • Seminario IJF: Libertà d’espressione 2.0

    Il video del seminario tenuto nel corso della 9a edizione del Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia.

    Evento: Libertà d'espressione 2.0. Come difendersi dalle tentacolari richieste di danni per diffamazione.

     

    Con Fulvio Sarzana

     

    Video Placeholder

    Libertà d’espressione 2.0. Come difendersi dalle tentacolari richieste di danni per diffamazione

     

  • Il diritto all'oblio torna alla Corte europea

    Non c’è pace per il diritto all’oblio, un diritto giovane che però non trova ancora una definizione condivisa, tanto che nel nuovo Regolamento generale per la protezione dei dati personali si parla di diritto alla cancellazione. Il Consiglio di Stato francese (qui il comunicato in inglese), infatti, rimanda il diritto all’oblio alla massima Corte dell’Unione europea, chiedendo di precisare alcuni aspetti non secondari dell’applicazione di tale diritto.