SOPA
Stop Online Piracy Act, proposta di legge americana non approvata
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In quanti modi si dice “censura” negli Usa?
Il PROTECT IP Act (Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property), ovvero la proposta di legge S.968 presentata al Senato degli Usa nel maggio del 2011, se approvata consentirebbe al Dipartimento della Giustizia americano di imporre ai motori di ricerca e ai provider l’oscuramento di siti online o di interi domini (quindi centinaia di siti contemporaneamente) accusati di violazione del copyright, e tutto senza nemmeno una condanna di un tribunale e senza alcun contraddittorio. Sarà il General Attorney a predisporre una blacklist dei siti che dovranno subire l’oscuramento.
È da precisare che mentre in Italia il Procuratore Generale è un magistrato, negli Usa il General Attorney è un funzionario dell’esecutivo con funzioni di consigliere del governo per le materie giuridiche, questo per evidenziare il ruolo preponderante del governo ritagliato in questa procedura. -
Sopa sbarca in Europa: attuata la legge Sinde in Spagna
Il nuovo governo spagnolo non ha perso tempo nell’approvare misure restrittive contro il file sharing non autorizzato, e venerdì 30 dicembre ha approvato il regolamento attuativo della cosiddetta legge Sinde, dal nome del ministro della Cultura uscente.
La legge, approvata nel febbraio del 2011 ma mai attuata fin'ora, si pone in netta controtendenza rispetto alle pronunce della magistratura spagnola che ha sempre ritenuto, in ossequio alla direttiva europea ecommerce, che la responsabilità dell’immissione di contenuti illegali in rete fosse personale dell’utente, e non potesse trasferirsi in qualche modo sulla piattaforma che ospita il contenuto, a meno che non sia provabile un coinvolgimento diretto del sito. I giudici più volte hanno affermato che i siti di indicizzazione per i file torrent ed il P2P non sono altro che motori di ricerca (come Google in sostanza), e quindi sono stati ritenuti legali, così come il linking, ed anche il P2P per uso personale e senza scopo di lucro, paragonandolo al diritto di copia privata. -
Wikipedia si oscura per protesta contro SOPA
Come già sperimentato in passato in Italia, come forma di protesta avverso la norma ammazza blog contenuta nel decreto di riforma delle intercettazioni, Wikipedia si oscurerà domani, 18 gennaio 2012, per protestare contro un altro disegno di legge che mira alla censura delle rete.
Stavolta si tratta della versione inglese della nota enciclopedia online, che con la sua decisione vuole porre l’attenzione degli utenti della rete verso il disegno di legge SOPA che da tempo viene discusso nelle sedi legislative americane.SOPA, e il suo quasi gemello PIPA (Protect Ip), sono due disegni di legge presentati nel corso del 2011 alle Camere statunitensi per l’approvazione, e da quel momento hanno scatenato un feroce dibattito tra i pro e i contro.
In particolare si è potuto osservare una interessante polarizzazione tra l’industria del copyright e dall’altra le aziende che offrono servizi online. Tra le ultime annoveriamo: Google, Facebook, Twitter, Zynga, eBay, Mozilla, Yahoo, AOL e LinkedIn, che con una lettera si sono rivolte al Congresso precisando la loro contrarietà ad una normativa che esporrebbe gli utenti della rete rispettosi della legge a una evidente privazione di diritti, e le aziende tecnologiche a nuovi impegni gravosi ed incerti. -
Megaupload, la mega cospirazione, il sequestro, SOPA e dintorni
I noti siti di file sharing, Megaupload e Megavideo, sono stati chiusi qualche giorno fa a seguito di un’operazione condotta dall’Fbi in collaborazione con il dipartimento della Giustizia americano.
La notizia ha subito fatto il giro della rete, determinando un’attesa polarizzazione tra coloro che accusano l’industria del copyright statunitense di aver voluto porre in essere una prova di forza giusto il giorno dopo della serrata online contro SOPA e PIPA (l’incriminazione in realtà è del 5 gennaio), e chi invece ritiene che sia giusto colpire chi alimenta la pirateria e ci guadagna.Leggendo la documentazione disponibile al momento, e cioè l’atto di accusa del Gran Giurì della Virginia, possiamo ricostruire in questo modo i fatti: i siti Megaupload, Megavideo ed una serie di siti satellite sono stati chiusi, per un totale di 18 domini; il fondatore di Megaupload ed altre tre persone (il cofondatore, il graphic designer…) sono state arrestate in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità americane, altre persone sono ricercate; circa 50 milioni di dollari sono stati sequestrati. Gli arrestati dovranno presentarsi dinanzi al giudice per la convalida dell’arresto (al momento pare già convalidato) e per l’eventuale estradizione negli Usa.
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In Spagna parte il boicottaggio alla legge Sinde, la SOPA europea
La legge Sinde è una normativa antipirateria approvata in Spagna nel 2011 ed attuata nel corso del 2012. Questa normativa va ben oltre la Hadopi francese, consentendo al Comitato per la proprietà intellettuale, un'autorità amministrativa, di chiudere siti ritenuti dediti ad attività di pirateria o solo di favoreggiamento della pirateria, e perfino di bloccare i loro fornitori di servizi finanziari online.
La legge non prevede alcuna distinzione tra contenuti, per cui ogni contenuto a scopo di lucro o che comunque può causare danni economici al titolare dei diritti, senza necessità di provare in concreto il danno, può essere eliminato, il tutto da realizzarsi nel termine di 10 giorni dalla denuncia.
È chiaro che ogni possibile contenuto è soggetto alla normativa, compreso le cosiddette utilizzazioni libere, e la valutazione dell'illecito è di competenza esclusiva dell'autorità amministrativa.
È evidente che tale normativa si ispira chiaramente alla SOPA americana. -
Da ACTA alla delibera AgCom: CleanIt, il framework non legislativo e la delegificazione spinta
Negli ultimi tempi si susseguono negli USA e in Europa proposte di legge che sono tra loro legate. Sia la legge Sinde, entrata in vigore in Spagna, sia le recenti riforme in Irlanda (Irish SOPA) e in Inghilterra (DEA), che la nostrana delibera AgCom, sono tutti progetti di legge riconducibili ad un quadro (framework) non legislativo nel quale la regolamentazione di un settore è demandata ad un dialogo pubblico-privato, dove per privato si intendono ovviamente le grandi aziende, non certo il cittadino comune, con delega più o meno espressa al privato non solo per la verifica della violazione delle norme (si pensi alle policy in materia di copyright che caratterizzano i portali di sharing online) ma addirittura per la emanazione delle norme a mezzo di regolamenti.
In realtà non è qualcosa di nuovo, ma solo l'evoluzione di un cammino iniziato da tempo. Per motivi di vario tipo la crisi del Parlamento italiano, per rimanere al nostro paese, ha portato sempre più spesso a delegare alcune normative al Governo, e questi, con il classico atto delle delega a cascata, a sua volta demanda ad autorità amministrative le norme di secondo livello. -
Il financial blockade a Wikileaks era illegittimo
A fine del 2011 sulla pagina principale di Wikileaks venne pubblicato un duro comunicato col quale il sito di Assange dava atto di dover sospendere le pubblicazioni a seguito del cosiddetto financial blockade. Nell'ottobre del 2010, infatti, a seguito di una delle più grandi operazioni di disvelamento di cablo della diplomazia USA le pressioni del governo americano provocarono una reazione a catena: prima il fornitore di hosting di Wikileaks, poi le aziende che raccolgono le donazioni al sito, chiusero i rapporti con Wikileaks.
A circa un anno di distanza dall'inizio della "cura", il sito di Assange si trovò alle prese con problemi finanziari, per cui giocoforza decise di sospendere le pubblicazioni. Si trattò della prima vera applicazione delle nuove frontiere della repressione online, forse l'esempio più estremo di azioni stragiudiziali mirate a soffocare la libertà di parola, perché, questo dobbiamo ricordarlo, Wikileaks, a differenza di tante aziende anche molto famose, non è mai stato condannato né accusato di alcunché. -
Il rapporto 301 e il bullismo degli Usa sul copyright
Rapporto speciale 301
Anche per il 2013 l'USTR (United States Trade Representative) degli Usa ha elaborato il rapporto speciale 301, che valuta la legislazione in materia di proprietà intellettuale dei paesi terzi.
Questo rapporto identifica i paesi che, secondo l'USTR, non forniscono a soggetti statunitensi una protezione adeguata ed effettiva dei loro diritti di proprietà intellettuale, oppure un accesso giusto ed equo al mercato. Questi paesi vengono inseriti in una black list, mentre i paesi indicati come "prioritari" possono addirittura essere oggetto di sanzioni commerciali da parte degli Usa.
In realtà è la grande industria americana che invia la documentazione all'USTR, includendo una descrizione degli sforzi che l'azienda ha posto in essere per far valere i propri diritti di proprietà intellettuale in quel paese e la stima delle perdite economiche derivanti dalla "violazione" dei suoi diritti. In tal modo l'USTR identifica i "cattivi" che non fanno abbastanza per soddisfare i desideri di Hollywood oppure delle aziende farmaceutiche.
Ad esempio, nel 2010 la IIPA, un gruppo di coordinamento delle organizzazioni tra cui MPAA e RIAA, aveva fatto pressioni per far inserire l'Indonesia, il Brasile e l'India nel rapporto 301 perché, incoraggiando l'uso di software open source, avrebbe indebolito l'industria del software e quindi il rispetto per i diritti di proprietà intellettuale.
Il rapporto 301, che protegge esclusivamente gli interessi americani, si rivela quindi niente altro che l'asservimento del diritto pubblico ad interessi corporativi privati.