Di recente si è concluso il processo d'appello che ha visto contrapposti gli eredi di Jack Kirby contro la Marvel.
Jack Kirby, è stato uno dei più grandi disegnatori di fumetti, inconfondibile grazie al suo particolare stile e divenuto un modello per le generazioni successive. Kirby partecipò alla creazione di quasi tutti i personaggi Marvel, è impossibile citarli tutti, ma possiamo ricordare: i Fantastici Quattro, Thor, Hulk, Iron Man, gli X-Men, il Dottor Destino, e tantissimi altri.
Kirby, o meglio i suoi eredi hanno intentato causa alla Marvel per riottenere i diritti d'autore sui suoi lavori. Quando il Congresso americano, con un emendamento al Copright Act, estese per l'ennesima volta i termini per il rinnovo dei diritti di copyright (per un totale di 95 anni) ha però consentito agli autori il diritto di sospendere la concessione di copyright e licenze fatte prima del 1978 purché determinati requisiti fossero soddisfatti ("Termination of Transfers and Licenses").
La norma in questione trova fondamento nell'osservazione che molti artisti all'inizio della carriera concedono i diritti per pochi soldi, avendo scarso peso negoziale. Quindi nel tempo quell'accordo potrebbe rivelarsi un cattivo affare. L'esempio classico riguarda Jerry Siegel e Joe Shuster, i creatori di Superman, che firmarono cedendo i diritti sul personaggio alla DC Comics per la cifra di 130 dollari e vaghe promesse di un lavoro futuro.
Così la sezione 304 del Copyright Act consente all'autore, o ai suoi eredi, di riprendersi i diritti d'autore a partire dal 56mo anno dalla cessione, così "terminando" il contratto di edizione.
La norma prevede condizioni piuttosto stringenti per farla valere, soprattutto dal punto di vista temporale (i termini entro i quali va presentata la richiesta all'editore), ma una volta ottenuta la cancellazione del contratto si impedisce all'editore di preparare nuovi prodotti (ad esempio un film) sull'opera in questione, i cui diritti tornano all'autore o ai suoi eredi.
Nel processo d'appello iniziato dagli eredi di Kirby, la Marvel (oggi di proprietà della Disney) ha vinto la causa. Kirby lavorava prevalentemente da casa, utilizzando strumenti di sua proprietà con spese a suo carico, e non riceveva un compenso regolare ma veniva pagato solo alla consegna dei lavori, ma evidentemente gli eredi non sono riusciti a dimostrare le circostanze fondamentali, e il giudice ha stabilito che Kirby lavorava come dipendente dell'azienda -in base al Copyright Act del 1909-, per cui i diritti non spettavano a lui ma alla Marvel.
Marc Toberoff, legale dei Kirby, non è quindi riuscito a ripetere il successo -parziale- ottenuto per gli eredi di Jerry Siegel. Per Siegel si è riusciti a dimostrare, almeno per parte del lavori, che non era un dipendente bensì lavorava come professionista indipendente che poi cedeva i suoi lavori alla DC Comics.
È interessante notare che negli ultimi anni si sono avute molte cause del medesimo tipo, specialmente dopo la vittoria degli eredi Siegel. Si va da Gary Friedrich, autore del vigilante Ghost Rider, a Joseph Simone per Capitan America, e tanti altri.
È evidente che le problematiche di copyright stanno diventando sempre più difficili da gestire per Hollywood, e le cause si sono moltiplicate non appena sono iniziate le produzioni cinematografiche che hanno consentito ai produttori di ottenere -di nuovo- lauti guadagni rilanciando vecchi personaggi e storie di decenni fa. E nel 2014 lo stesso problema potrebbe presentarsi per numerosi videogame, aprendo un altro fronte di lotta tra artisti ed etichette.
Questa rivolta degli artisti e dei loro eredi, il tentativo di riappropriarsi di opere che a distanza di oltre cinquant'anni continuano a portare enormi guadagni agli editori risulta sintomatica.
L'equazione in base alla quale si muovono i politici e parte della stampa, che vede le etichette rappresentare gli interessi degli artisti, appare, infatti, ogni giorno sempre più un mito inventato dall'industria del copyright.