Il 24 luglio, in Commissione Giustizia della Camera degli Usa si è tenuta un'audizione in materia di tutela del copyright dalle violazioni online ("criminal copyright enforcement"). Uno dei relatori era David Bitkower, assistente del Procuratore Generale del Dipartimento di Giustizia (che non è un magistrato ma un funzionario del governo), divisione criminale.
La relazione di Bitkower preannuncia possibili svolte dell'amministrazione Obama in materia di lotta alla pirateria online.
Infatti, dopo aver elogiato i "numerosi" successi ottenuti dall'amministrazione Usa, riferendosi principalmente alla chiusura di Megaupload (in realtà nonostante la chiusura forzata del sito e il sequestro di numerosi beni, nessun processo penale è iniziato a carico dei titolari, e non è nemmeno stata ancora concessa l'estradizione negli Usa, mentre invece sono state intentate numerose cause civili da parte delle aziende titolari di diritti d'autore, col supporto delle investigazioni condotte dall'FBI), e alla condanna dei membri del gruppo Imagine (responsabile del 43% della pirateria sulle pre-release dei film), Bitkower annuncia quali dovrebbero essere i prossimi passi per vincere la guerra alla pirateria.
La relazione di Bitkower chiarisce indubitabilmente, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che combattere la pirateria online è una priorità dell'amministrazione americana, perché ormai l'economia degli Usa si basa prevalentemente sulla proprietà intellettuale.
L'economia americana è pesantemente danneggiata dalla pirateria che, precisa Bitkower, è alimentata dalla diffusione delle nuove tecnologie, internet, la banda larga, e così via. Ecco perché, continua Bitkower, si presentano nuove sfide da affrontare.
Con l'avvento delle nuove tecnologie si sono presentate continuamente nuove opportunità per i pirati, ma il Congresso ha sempre risposto adeguatamente. Nel 1997, infatti, ricorda Bitkower, passò il No Electronic Theft Act (NET Act) che ha introdotto nuovi reati in materia di pirateria non condotta per profitto; nel 2005 il Congresso emanò l'Artist Rights and Theft Prevention Act rafforzando le sanzioni per le distribuzioni illecite delle pre-release online.
Allo stesso modo, continua Bitkower, adesso è necessario un nuovo sforzo legislativo per combattere una nuova battaglia: lo streaming online!
Il problema dello streaming è che non è adeguatamente punito dalle norme. Infatti, mentre la riproduzione e distribuzione illecita di opere tutelate è punita come delitto (felony, U.S. Code tit. 18 par. 2319), lo streaming online interessa un diverso diritto, cioè il diritto di esecuzione in pubblico (public perfomance), la cui violazione è punita in misura inferiore (corrisponde ad un "misdemeanor" che potremmo tradurre con contravvenzione, si tratta dei reati puniti con pene carcerarie fino ad un anno), anche se qualche giudice (es. tribunale del distretto sud di New York) ritiene che la performance sia parificata alla distribuzione così applicando la medesima pena.
In realtà è abbastanza pacifico che la distribuzione richiede la comunicazione di una "copia", mentre la performance no, visto che vi sono solo istruzioni html che redirezionano verso il computer del distributore: fornire le istruzioni html non corrisponde a comunicare una copia dell'opera.
Bitkower, anzi l'amministrazione americana auspica, quindi, che la legge sia modificata aumentando le pene per lo streaming illegale, cioè per l'esecuzione in pubblico, di opere coperte da copyright, realizzata a fini di profitto o lucro privato ("public perfomace conducted for commercial advantage or private financial gain"), parificandolo (felony) alla riproduzione e distribuzione illecita.
Oltre alla criminalizzazione dello streaming illegale, l'amministrazione Usa chiede anche ulteriori fondi per le sue attività internazionali, visto che negli ultimi anni il Dipartimento di Giustizia americano si è impegnato ad addestrare le forze di polizia di altri paesi in materia di violazione al copyright, oltre che, aggiungiamo noi, a fare pressioni diplomatiche e lobbistiche perché gli altri paesi modifichino le proprie norme recependo le leggi americane in materia, più repressive.
La causa sposata da Bitkower nell'audizione è già da anni sull'agenda dell'amministrazione americana e oggetto di varie iniziative. Infatti nel 2011 (era l'epoca delle discussioni sulla richiesta di estradizione del titolare di Tv Shack) venne presentato il Commercial Felony Streaming Act, cioè il disegno di legge S.978 che mira ad inasprire le pene per lo streaming illegale.
Con questa norma si introduceva la pena del carcere fino a 5 anni nel caso di 10 o più esecuzioni pubbliche di una o più opere coperte da copyright, in un periodo di 180 giorni, se il valore economico di tali esecuzioni è superiore a 2500 dollari, o il valore di mercato delle opere supera i 5000 dollari.
L'inasprimento della pena è sentito come una necessità, poiché i pubblici ministeri americani, a causa dell'incertezza della norma attuale, sono riluttanti a perseguire i casi di streaming per concentrarsi sui crimini con pene superiori e quindi con maggiore effetto deterrente, oltre che maggiore impatto sull'opinione pubblica, cosa che in un paese dove i giudici sono elettivi, certamente non guasta.
Sul Commercial Felony Steaming Act, approvato in Commissione Giustizia, si addensarono fin da subito numerose critiche, fino a paventare la possibilità che la legge avrebbe riempito le galere di utenti di YouTube per aver semplicemente caricato online un video nel quale cantano una canzone protetta da copyright (casomai con la tecnica del lip synching). È vero che lo standard per stabilire la responsabilità penale del copyright è molto più alto di quello civile, ma è indubbio che le rassicurazioni di Klobuchar e Coons, i proponenti il Bill S.978, non sembrano sufficienti.
Gli estensori del testo precisano, infatti, che la norma si indirizza solo a siti web e persone che traggono profitto dallo streaming di materiale protetto da copyright. Il manuale per la persecuzione dei crimini in materia di proprietà intellettuale pone l'accento sulle limitate risorse federali, per cui l'azione non deve rivolgersi a casi irrilevanti.
Ma il problema è che la norma punisce le persone che volontariamente e consapevolmente violano i diritti d'autore e traggono profitto da tale violazione, e considerato che siti di streaming come Youtube consentono di monetizzare gli annunci pubblicitari (anche se in genere i guadagni sono dell'ordine di qualche centinaio di euro l'anno), comunque siamo in presenza di un profitto. Cioè, se hai un banner pubblicitario è attività commerciale, indipendentemente da quanto guadagni.
Quindi, in teoria anche incorporare un video da Youtube su un blog o sito web, inserire una musica di sottofondo oppure un video di karaoke potrebbe portare alla configurazione del reato e quindi ad una pena fino a 5 anni di carcere. Probabilmente i federali non perseguirebbero gli utenti di Youtube, ma la legge lo consente!
Questo disegno di legge, e le invocazioni dell'amministrazione Obama per nuovi e più penetranti poteri, la richiesta di leggi più repressive, è in realtà un unico disegno che si dipana nel corso degli anni. Le leggi SOPA e PIPA (Coons era anche sponsor di PIPA) si inquadrano perfettamente in questo disegno, spinte dai lamenti dell'industria che sosteneva che non c'era alcun modo di trattare con i siti soggetti alla giurisdizione straniera. Eppure Megaupload è stato chiuso, nonostante sia soggetto a giurisdizione straniera, senza un processo e senza nemmeno sentire gli accusati, e il titolare di Tv Shack è stato estradato negli Usa, a dimostrazioni che non occorrono nuove leggi.
Justin Bieber è un cantante di origini canadese, diventato famoso grazie ad un video caricato su Youtube di una cover della canzone With You di Chris Brown, protetta da copyright. La madre caricò il video per lanciare la sua carriera di cantante. Molto probabilmente, se il Commercial Felony Steaming Act fosse in vigore, Bieber invece di avere successo come cantante avrebbe dovuto vedersela con i giudici americani!