Hadopi e l'accesso alla rete

Negli ultimi tempi si combatte un’aspra battaglia sulla regolamentazione della rete, in particolare le major spingono per avere leggi che consentano un controllo maggiore sulla pirateria. Uno dei temi più dibattuti è se sia giusto staccare la connessione alla rete a coloro che vengono scoperti a scaricare file protetti dal diritto d’autore, quelli che generalmente vengono anche definiti pirati.
Il premier francese Sarkozy si era fatto promotore della legge cosiddetta Hadopi (“autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti di Internet”), dal nome dell’ente che si sarebbe dovuto occupare del controllo della rete, legge tra l’altro pensata da Dennis Olivennes, direttore del Nouvel Observateur ed ex fondatore della Fnac, portandola all’approvazione nonostante una prima bocciatura e nonostante una precedente raccomandazione del Consiglio europeo in materia di libertà della rete.
Gli utenti, sulla base di questa legge, scoperti a scaricare file protetti dal diritto d’autore, avrebbero ricevuto prima una lettera d’avvertimento da parte della nuova authority creata dalla medesima legge, la Hadopi, poi, in caso di recidiva avrebbero ricevuto un secondo avvertimento, ed infine sarebbe stata tagliata loro la connessione a Internet.
Il 10 giugno la Corte Costituzionale francese ha censurato la legge Hadopi stabilendo che il diritto alla rete è un diritto fondamentale del cittadino, per cui è incostituzionale la disconnessione forzata.

La cosiddetta risposta graduale, cioè il sistema alla base della legge Hadopi e proposto in più paesi, compreso la Nuova Zelanda (dove è stato rinviato per le proteste della popolazione), Corea del Sud (dove è in vigore), è una definizione di derivazione bellica che prevede il monitoraggio costante della rete al fine di scoprire eventuali violazione delle norme. Tale monitoraggio sarebbe realizzato da organizzazioni statali oppure addirittura da enti privati, generando ovvi problemi di privacy, visto che si rende necessario un controllo di tutto il traffico. Inoltre questi enti raccoglierebbero gli indirizzi IP degli utenti, per poter inviare gli avvertimenti ed infine procedere alla disconnessione forzata dell’utente (oltre ad eventuali multe, fino a 300.000 euro secondo la Hadopi), questo senza nemmeno stabilire se l’intestatario del contratto di connessione internet sia realmente lo stesso che viola le norme. Tutta questa procedura viene realizzata dai suddetti enti, senza alcun controllo della magistratura. Secondo la legge Hadopi francese al massimo si può presentare un ricorso dopo l’irrogazione della sanzione della disconnessione.

La cosiddetta dottrina Sarkozy fu bocciata dall’Europa già nell’aprile del 2008, quando Parlamento Europeo negò che fosse possibile la disconnessione degli utenti dalla rete per contrastare una violazione del diritto d’autore. Il diritto d’autore, giova ricordarlo, è stabilito a protezione di interessi patrimoniali, e non ha rango costituzionale, a differenza di diritti fondamentali del cittadino, quali il diritto all’informazione e alla libera manifestazione del pensiero, che verrebbero pesantemente limitati da questa normativa.
Inoltre, il 26 marzo del 2009 il Parlamento Europeo ha approvato una raccomandazione destinata al Consiglio sul rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet, nella quale si parla espressamente di internet come uno strumento di partecipazione democratica e di sviluppo dei diritti dell’uomo, in particolare della libertà di espressione sancita dalla Carta dei diritti dell’uomo.
Infine, nel maggio del 2009 il Parlamento Europeo ha bocciato il pacchetto telecom che portava avanti, tra le altre cose, proprio il principio della risposta graduale e della disconnessione forzata degli utenti della rete, in presenza di violazioni della normativa del diritto d’autore. Con quel voto il Parlamento Europeo ha approvato un emendamento volto a riconoscere all’accesso alla rete il rango di diritto fondamentale dei cittadini dell’Unione con conseguente sua insopprimibilità, salvo che con provvedimento della magistratura.

Nonostante questo quadro a livello europeo, il premier francese Sarkozy ha spinto la legge Hadopi fino a farla approvare nel maggio del 2009, portando così la Francia ad essere il paese con la normativa più rigorosa in materia di tutela del diritto d’autore. La posizione del ministro della cultura era che, mentre l’Europa dichiarava che ogni “minaccia” ai diritti e alle libertà degli utenti di internet può avvenire solo sulla base di decisione dell’autorità giudiziaria, l’accesso ad internet dal proprio domicilio non è tutelato come diritto fondamentale.

Il 10 giugno del 2009 la Corte Costituzionale francese ha però deliberato che la Hadopi, l’autorità che dovrebbe procedere alla disconnessione degli utenti presi a scaricare file in modo illegale, non potrà mettere in atto questa sua facoltà repressiva. Anche se la legge viene riconosciuta sostanzialmente costituzionale, in quanto posta a tutela della proprietà intellettuale, è da riscrivere per quanto attiene alle misure repressive. Secondo la corte internet è un “diritto alla libertà di espressione” e sanzionare coloro che trasgrediscono alle leggi non spetta ad una “autorità” ma alla magistratura.

I punti messi un evidenza dalla corte francese e dall’Europa, quindi, sono i seguenti:
- il reato deve essere accertato dai magistrati e non da enti pubblici oppure da privati quali sono gli ISP (ai quali sarebbe demandato il controllo effettivo);
- i provvedimenti restrittivi devono essere emessi dai magistrati;
- se è vero che chiunque è innocente fino a sentenza passata in giudicato allora questa presunzione di innocenza deve valere per tutti i reati compresi quelli contro la proprietà intellettuale;
- è necessario tener presenti e rispettare tutti i diritti in gioco e non solo quelli relativi alla proprietà intellettuale come ad esempio diritto alla conservazione e diffusione della conoscenza, diritto di citazione, diritto di impresa.

Le associazioni francesi che si erano mobilitate contro questa legge, ritenuta favorevole alla lobby industriale, hanno ovviamente esultato alla pronuncia della Corte francese. Speriamo che dopo tutte queste pronunce in materia, anche in Italia si sia compreso che una legge di questo tipo contrasta con i diritti del cittadino.