Il linking e l'embedding non sono violazioni del copyright

Il linking e l'embedding non sono violazioni del copyright

Alcuni giorni fa una Corte di Appello federale degli USA ha emesso un parere ribaltando l'ingiunzione preliminare ottenuta dalla Flava Works, casa produttrice di film a luci rosse i cui contenuti sono accessibili solo previo pagamento, nei confronti del sito myVidster. MyVidster è un sito di bookmarking che consente l'incorporazione, tramite codice di embed, di video caricati altrove, incorniciandoli con messaggi pubblicitari. Su detto sito sono stati trovati numerosi video di Flava, così che gli utenti di myVidster potessero vedere i video senza pagare Flava.

La scorsa estate un tribunale distrettuale concesse a Flava Works un'ingiunzione contro myVidster, sostenendo che il sito non facesse nulla per scoraggiare il caricamento e la distribuzione di video pirata, anzi pubblicizzava la disponibilità di tali video.
In effetti, ad una prima analisi parrebbe che myVidster sfrutti copie illecite di video, guadagnandoci. Ma ragionando in tal modo qualunque incorporazione di video su altri siti, senza prima accertare l'esistenza del copyright, diventerebbe attività illecita, così mettendo a rischio una consistente fetta dello sharing online. Proprio per questo motivo, mentre la MPAA appoggiava l'iniziativa giudiziaria della Flava Works, alcune aziende del web, in particolare Google e Facebook, esprimevano timori per le ricadute sul loro business a seguito di una decisione che giudicasse illecito l'embed.


La Corte d'Appello ha ribaltato il giudizio, ancora preliminare comunque, sostenendo che myVidster non ha commesso alcuna violazione contributiva del copyright. Il giudice Richard Posner, estensore della decisione, ha scritto che myVidster non modifica il flusso dei dati e non incoraggia la condivisione dei contenuti illeciti, ma si limita a dare agli internauti una lista di indirizzi web dove poter trovare contenuti di intrattenimento. Più o meno come una rivista cartacea che da l'indirizzo di un teatro dove vengono eseguite opere, ma non le esegue certamente l'editore della rivista.
La Corte, inoltre, ha rilevato che incorporare un video non costituisce alcuna infrazione del copyright. L'illecito viene commesse dall'utente che per primo carica il video soggetto a copyright (direct infringer), me non certo dagli utenti che visionano il video su myVidster (perché non realizzano una performance pubblica) né da quelli che, utilizzando il codice di embed, lo incorporano su myVidster. La violazione del copyright, scrive Posner, si realizza solo nel momento in cui il video viene copiato oppure diffuso al pubblico. Utilizzando il codice di embed, invece, il video materialmente rimane sul sito originario, e quindi su myVidster si ha solo l'incorporazione tramite frame, cioè nei fatti un collegamento al contenuto presente altrove.

Secondo la tesi dei legali di Flava Works, myVidster incoraggia i suoi utenti a bypassare il pagamento a Flava, con ciò realizzando una diminuzione dei guadagni di Flava, e quindi una violazione del copyright. Posner sostiene che myVidster non fa altro che creare un collegamento che consente al visitatore di vedere un video materialmente presente su server altrui, per cui la sua attività non può essere ritenuta favoreggiamento, induzione o sfruttamento della violazione del copyright (secondary copyright infringement), anche se effettivamente in tal modo i guadagni di Flava vengono ridotti.
In assenza di qualsiasi attività di copia o distribuzione del video, i visitatori di myVidster non commettono alcun illecito, per cui myVidster non può contribuire a nessuna violazione del copyright, essendo ovviamente la sua attività correlata con quella dei suoi utenti, e non certo dell'uploader del video illecito. È un po', sostiene Posner, come entrare senza pagare al cinema, comportamento riprovevole senz'altro ma che non costituisce violazione del copyright. Chi aiuta (facilitator) tale comportamento, quindi, non commette favoreggiamento della violazione del copyright.

Flava Works aveva anche inviato varie richieste di rimozione (take down) dei video illeciti, ma myVidster non ha operato nel senso richiesto. La Corte chiarisce che in questo caso non vi è alcun obbligo, perché la procedura di notice and takedown è predisposta per i provider che si trovano, inconsapevolmente, a violare il copyright altrui. Per questi casi è stata emanata la normativa contenuta nel DMCA (simile a quella presente nella direttiva europea ecommerce), e precisamente l'istituto del safe harbor, per consentire ai provider di operare senza dover temere di rispondere per attività compiute dai propri utenti. Elemento richiesto è che il provider non sia consapevole della violazione. Ma nel caso specifico, chiarisce la decisione della Corte, poiché gli utenti di myVidster non commettono alcuna violazione del copyright, il safe harbor non si applica al sito perché myVidster (che non è obbligato a controllare i contenuti immessi dagli utenti) non sta commettendo né favorendo alcun illecito, per cui non è soggetto agli obblighi previsti da detta normativa. Una violazione da parte di myVidster potrebbe verificarsi nel caso in cui sollecitasse gli utenti a copiare altrove il video, quindi l'utente che copia il video commette un illecito ed anche myVidster.
Il testo della decisione è molto chiaro sul punto, sia linkare che embeddare un contenuto altrove non configura una violazione del copyright nemmeno nel senso di favoreggiamento (contributory infringement).

La decisione della Corte svuota precedenti decisioni, Posner analizza le tesi comunemente diffuse in materia e non trova alcuna violazione commessa da myVidster, rigettando la tesi, più volte sostenuta dall'MPAA, che linkare sia la stessa cosa che copiare il contenuto. Si tratta quindi di una decisione certamente molto importante, probabilmente destinata ad orientare futuri casi in materia di copyright.
Come dicevamo è però solo una decisione preliminare sulla richiesta di ingiunzione. Per cui non resta che attendere ulteriori sviluppi, se ve ne saranno.