Parte anche la class action pubblica, cioè l’azione di classe a tutela dei cittadini potrà essere diretta anche contro la pubblica amministrazione e i concessionari di pubblico servizio, ma è già polemica.
Infatti, secondo le norme approvate, “al fine di ripristinare il corretto svolgimento della funzione o la corretta erogazione di un servizio, i titolari di interessi giuridicamente rilevanti ed omogenei per una pluralità di utenti e consumatori possono agire in giudizio, con le modalità stabilite dal presente decreto, nei confronti delle amministrazioni pubbliche”.
Il rilievo polemico da parte delle associazioni dei consumatori riguarda la mancata previsione di un risarcimento del danno, cioè, per dirla con il decreto, dalle misure “non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
La class action pubblica prevede la legittimazione ad agire estesa ad associazioni o comitati oltre che ai singoli interessati, l’esperibilità nei casi di violazione degli standard qualitativi ed economici previsti dalle carte dei servizi o di altri obblighi di vigilanza, sanzionatori, di emanazione di atti amministrativi generali, la proponibilità nei confronti della amministrazioni e dei concessionari di pubblici servizi. È prevista, inoltre, la necessità di una preventiva diffida all’amministrazione ad assumere le iniziative idonee a dar soddisfazione agli interessati.
La peculiarità è data dal fatto che in caso di pronuncia favorevole ai cittadini, il giudice non condannerà al risarcimento del danno la pubblica amministrazione, bensì ordinerà “alla pubblica amministrazione o al concessionario di porvi rimedio entro un congruo termine, nei limiti delle risorse strumentali, finanziarie ed umane già assegnate in via ordinaria”. Considerando che la difesa dei dirigenti sarà generalmente improntata alle carenze di risorse finanziarie e di personale, pare ovvio che il tutto si risolverà in una sorta di pungolo verso la pubblica amministrazione. Questo è tutto quello che si può sperare di ottenere da una azione di questo tipo, ricordando che rivolgersi ad un giudice costa, e il costo rimarrà a carico dei cittadini.
In sintesi, nella class action all'italiana l'azienda privata potrà essere condannata a pagare i danni ai consumatori e agli utenti, mentre quella pubblica no, nel solco della migliore tradizione dello Stato padrone.
Secondo le associazione dei consumatori, senza il deterrente della sanzione pecuniaria la class action contro la pubblica amministrazione rimarrebbe depotenziata, sarebbe uno strumento privo di efficacia e di forza. Secondo alcuni addirittura sarebbe uno strumento inutile.
E per concludere ci sarà anche una partenza a tappe, nel senso che dal primo gennaio 2010 parte la class action contro le amministrazioni e gli enti pubblici non economici nazionali, ad aprile sarà la volta delle amministrazioni e degli enti pubblici non economici regionali e locali, a luglio sarà possibile la class action contro i concessionari di pubblici servizi, a ottobre contro gli enti pubblici non economici e i concessionari che erogano servizi in materia di tutela della salute e di rapporti tributari.