Le grandi aziende non rispettano il copyright?

La pirateria è un furto!Quando si parla di copyright, o diritto d’autore per quanto riguarda l’Italia, subito siamo portati a pensare alle cifre che le grandi multinazionali, le major, spendono per produrre contenuti i quali vengono poi piratati dagli utenti della rete, con gravi danni economici, così consolidando l’idea che la pirateria sia a senso unico, cioè la gente “ruba” i contenuti delle major.
La pirateria come “furto” è uno slogan fin troppo utilizzato, con un notevole impatto emozionale sulla gente. Ma, se vi dicessero che anche le grandi aziende “rubano”?

Tanto per fare un esempio, dando notizie in merito agli scontri a Londra tra polizia e manifestanti, la BBC, un produttore di contenuti (rightholder) ha utilizzato sovente foto prese da Twitter, senza però citare i fotografi che le avevano scattate, indicando le immagini come genericamente rinvenute su Twitter.
A seguito di ciò uno dei fotografi, Andy Mabbett, ha inviato un formale reclamo alla BBC, protestando per la mancata indicazione dei credits, cioè l’assenza di una corretta attribuzione delle foto.
Per comprendere esattamente la questione stiamo parlando di link inseriti in Twitter che conducevano a contenuti presenti su altri siti, e che anche se con la pubblicazione di foto su Twitter si cedono alcuni diritti, tali diritti non sono a loro volta cedibili a terzi.

Nella risposta ufficiale della BBC si legge, tra l’altro, quanto segue:


I understand you were unhappy that pictures from Twitter are used on BBC programmes as you feel it may be a breach of copyright.

Twitter is a social network platform which is available to most people who have a computer and therefore any content on it is not subject to the same copyright laws as it is already in the public domain. The BBC is aware of copyright issues and is careful to abide by these laws…


(Comprendiamo il suo disappunto in merito all’uso da parte della BBC di immagini reperite su Twitter, in quanto lei ritiene che ciò possa essere una violazione delle norme sul copyright.

Twitter è una piattaforma di social network disponibile alla maggior parte delle persone che posseggono un computer per cui qualsiasi tipo di contenuto presente su di esso non è soggetto alle leggi sul copyright in quanto è già di pubblico dominio. La BBC si preoccupa delle problematiche in materia di copyright ed è attenta a non violare le leggi…
)

Ovviamente quanto asserito dalla BBC non è affatto vero, pubblico dominio non è ciò che è mostrato in pubblico, altrimenti qualsiasi link inserito in Twitter, anche a contenuti presenti nel sito della BBC, non sarebbe soggetto alle leggi sul copyright e potrebbe essere ridistribuito senza necessità di permessi.
Infatti, alla replica di Mabbett la BBC risponde nuovamente smentendo la precedente affermazione e sostenendo che non si tratta della posizione ufficiale, in quanto la BBC fa ogni sforzo (!) per contattare gli autori delle fotografie, anche se in situazioni eccezionali, quando vi è un forte interesse pubblico alla notizia, è possibile che le foto vengano utilizzate prima di ottenerne il consenso.

È ovvio che il soggetto che ha risposto al reclamo non può essere considerato quale portavoce ufficiale della BBC, anche se comunque si tratta di una risposta ad un reclamo ufficiale, ma sarebbe utile che in tale materia ci fosse più attenzione da parte delle grandi aziende verso i diritti degli altri. Altrimenti davvero si rischia di dover concludere che le major ritengano di essere superiori alle leggi.
Il punto, infatti, non sta nel contatto che cerca la BBC al fine di ottenere un consenso, il quale potrebbe anche essere negato (cosa accade in questo caso visto che la foto è già stata utilizzata?), quanto piuttosto nella corretta attribuzione delle foto ai loro autori. Se il link su Twitter rimanda ad una immagine posta su un sito di un fotografo, o anche di un semplice cittadino, non è difficile verificare a chi attribuire correttamente lo scatto e le eventuali licenze assegnate all’immagine, per cui trincerarsi dietro l’eccezionalità della situazione non ha alcun senso. Forse si potrebbe parlare di eccezionalità nel caso di immagini che vengono da paesi in guerra, per le quali una verifica può essere difficile e l’interesse pubblico per la notizia può essere elevato, ma in altre situazioni la scusa, di questo si tratta, non regge affatto.

La distinzione tra titolari di diritti d’autore (rightholders) e semplici utenti della rete che condividono contenuti (user generated content) è una creazione artificiosa delle grandi aziende, perché anche il privato che scatta una foto o un video e la immette in rete ha dei diritti su quel contenuto, anche il privato è un titolare di diritti d’autore, i cui diritti non sono meno importanti rispetto a quelli delle grandi aziende. E sinceramente non si comprende per quale motivo un privato dovrebbe rispettare quelle leggi che le grandi aziende mostrano di non tenere in gran conto.
Se davvero una azienda non riesce a contattare l’autore di uno scatto per ottenerne i diritti alla distribuzione, la legge dice che quella fotografia non può essere utilizzata. Sembra così semplice, eppure tutta la vicenda narrata mostra come la BBC si sia mossa come se ritenesse i diritti dei singoli inferiori a quelli delle grandi aziende. Del resto nelle linee editoriali si conferma che quello è il modo per trattare queste situazioni, usare opere altrui anche senza il permesso: “The re-use of material from the internet can raise legal issues of privacy and copyright. A strong public interest reason for using a photograph can help justify re-use without permission”.
Insomma, un atteggiamento del tipo “rispettiamo le leggi tranne quando la cosa ci sottrae troppo tempo per farlo!”
E se lo stesso ragionamento lo facesse un privato (ma anche un altro editore) e sostenesse di aver chiesto il consenso all’uso di foto di proprietà della BBC ma di non averlo ricevuto in tempo, per cui le ha adoperate stante “il pubblico interesse”? Siamo sufficientemente certi che la BBC non avallerebbe un tale tipo di giustificazione. E allora perché essa dovrebbe valere per i privati?

Questo atteggiamento, stile “meglio chiedere il perdono che il permesso”, del resto già dichiarato illecito da un giudice anni fa, è più diffuso di quanto si possa pensare, il riutilizzo di immagini prese dai social media ritenendole alla stregua del pubblico dominio è un problema comune, e la risposta della BBC sembra confermarlo. Possiamo ricordare, ad esempio, la storia di Daniel Morel, fotografo le cui immagini del terremoto di Haiti furono utilizzate senza il suo permesso, che ha ottenuto una importante vittoria dinanzi ad un giudice. Anche in questo caso la difesa era che tutto ciò che è su Twitter è ridistribuibile senza permesso (“According to AFP, whatever is posted on Twitter is free for the taking (and redistribution) by anyone with access to Twitter. Morel, in other words, forfeited his copyrights simply by uploading them to Twitpic”).

In conclusione, anche le grandi aziende sono soggette alle medesime leggi, quelle stesse che loro invocano continuamente contro gli utenti che piratano i loro contenuti, per cui se copiano senza permesso contenuti altrui vuol dire che non stanno rispettando le leggi. Di conseguenza anche loro possono essere denunciate e quindi dovranno pagare i danni conseguenti alla violazione dei diritti d’autore.