Continuano le polemiche relative ai prodotti tecnologici che raccolgono dati personali dei loro utenti, in particolare dati sulla geolocalizzazione, allargando quello che ormai viene definito locationgate.
I primi che sono incappati nel problema sono gli iPhone e i cellulari con sistema operativo Android, poi si è passati ai telefonini Microsoft, che però si limitano a registrare solo l’ultima posizione, e non sul cellulare, non determinando, quindi, reali problemi di privacy, per ultimi sono stati coinvolti i navigatori TomTom.
Infatti, il quotidiano olandese Algemeen Dagblad ha dato la notizia che l’azienda leader dei sistemi di navigazione satellitare ha fornito i dati personali raccolti tramite i navigatori al governo olandese, il quale poi li avrebbe girati alla polizia. Quest’ultima avrebbe poi utilizzato tali dati per piazzare gli autovelox nei luoghi dove, sulla base dell’analisi dei dati, i limiti di velocità sono più frequentemente violati, e quindi sarebbe più facile fare cassa.
Per essere precisi i navigatori in questione raccolgono dati che poi vengono inviati ai server dell’azienda nel momento in cui gli apparecchi vengono connessi al computer, e quindi alla rete, per aggiornamenti del software o per usufruire di alcuni specifici servizi. Alcuni navigatori li invierebbero anche tramite connessione cellulare. In ogni caso sia il software che il dispositivo chiedono se si vuole che siano raccolte tali informazioni, necessarie per migliorare alcuni servizi. Il problema è che l’informativa specifica è inserita nella informativa privacy che non è, tanto per cambiare, chiarissima sul punto. Non specifica infatti a chi potranno essere ceduti i dati raccolti, e nemmeno precisa esattamente a quali finalità. Inoltre, altro punto dolente, se non si accetta l’informativa nella sua interezza il software non può essere scaricato, per cui gli utenti devono acconsentire all’uso dei loro dati, se vogliono usare il programma, senza nemmeno sapere cosa esattamente acconsentono.
In verità il Ceo Harold Goddijn ha risposto celermente alle accuse rivolte all’azienda, chiarendo che non erano a conoscenza del fatto che i dati fossero girati alla polizia. Infatti, come è noto, buona parte (circa il 40% per TomTom) dei guadagni delle società tipo TomTom è data appunto dalla fornitura di mappe e dati sul traffico alle società private e ai governi. Il CEO ha precisato che quei dati vengono forniti al governo, sostenendo che ritenessero che la fornitura alla polizia fosse però finalizzata a migliorare la sicurezza delle strade. Invece hanno poi scoperto che questi dati vengono adoperati per conoscere dove le persone viaggiano più veloce e quindi stabilire dove piazzare nuovi autovelox. Ovviamente Goddijn ha concluso sostenendo che, poiché tale uso non è gradito ai clienti, in futuro saranno modificate le policy privacy, e tale uso sarà inibito.
Anche in questo caso, quindi, abbiamo una situazione da analizzare attentamente, al fine di proteggere la privacy degli utenti. Anche se risulta che i dati utilizzati e girati a terzi, nello specifico il governo, sono anonimi, il problema è dato dal fatto che gli utenti devono conoscere in maniera completa sia il tipo di dati che il dispositivo raccoglie, sia l’uso che ne viene fatto, ed anche se tali dati vengono girati a terzi ed infine chi sono questi terzi.
Quindi che il CEO di TomTom abbia sostenuto che è stata fornita una informativa agli utenti non è sufficiente, si deve sapere anche a chi vengono forniti i dati e a quali fini, altrimenti l’utente non ha informazioni sufficienti per eventualmente accettare o meno l’utilizzo dei suoi dati.