Uno dei punti della legge di riforma delle intercettazioni di cui si parla ben poco sui giornali è il comma 29 (già comma 28) che estende l’obbligo della rettifica previsto dalla legge sulla stampa per i giornali a tutti i siti internet, nessuno escluso. La rettifica, secondo la norma, deve essere pubblicata nel termine di 48 ore dalla richiesta, pena una multa fino a 12.500 euro.
Di tutto ciò si è già parlato, ma negli ultimi tempi è sorto un dibattito in rete su come cercare di intervenire sul punto.
Guido Scorza sostiene che “all’indomani dell’entrata in vigore della nuova legge sarà sufficiente pubblicare in calce ad ogni post un link che inviti, chiunque abbia interesse alla rettifica, a comporre autonomamente un commento di un numero di caratteri corrispondente all’informazione da rettificare e pubblicarlo, sempre autonomamente, sul blog stesso, giusto di seguito, rispetto al post incriminato”. Una sorta di “fatta la legge, trovato l’inganno”, in realtà si tratterebbe di sfruttare le opportunità tecniche della rete.
A mio parere il widget in questione, cioè il modulo del sito o blog che si occuperebbe di svolgere il lavoro in automatico avrebbe un senso solo e soltanto in relazione a coloro che onestamente chiederanno la rettifica senza voler punire il blog scomodo. E’ pacifico, invece, che se qualcuno ha l’intenzione di punire o danneggiare il blog scomodo non utilizzerà il widget bensì invierà una mail al blogger con la viva speranza che quest’ultimo, o perché ha troppo lavoro, o perché ha troppe rettifiche a cui badare, o perché semplicemente per un paio di giorni è in vacanza, non riesca in tempo a pubblicare la rettifica, così subendo la forte multa prevista dalla legge.
Può essere quindi un suggerimento utile, ma non sufficiente per proteggersi da questa norma che rischia seriamente di far chiudere molti blog di informazione e di inchiesta.
Ovviamente c’è l’alternativa, anch’essa suggerita nell’articolo sopra indicato, ma anche da altri blog e da qualche giornale, di trasferire il proprio sito su un server estero, in considerazione del fatto che la rete internet è transnazionale. Sia chiaro che non è sufficiente che il server sia all’estero perché il titolare del blog non debba sottostare alla legislazione italiana, poiché la direttiva ecommerce europea prevede la necessità che l’editore (in tal caso il titolare del blog) a cui è intestato lo spazio web e il nome di dominio risieda all’estero. In tal caso il blogger non ha l’obbligo di sottostare alla legislazione italiana, bensì a quella dello Stato di residenza, per cui ben potrà pubblicare le intercettazioni dei procedimenti penali italiani nonché gli atti giudiziari che in Italia, dopo l’approvazione definitiva della legge sulle intercettazioni, non potranno più essere pubblicati.
Nel caso in cui, inoltre, un sito estero dovesse legittimamente riportare tali intercettazioni, un blogger risiedente in Italia ben potrà scrivere che nel tale blog estero si riporta la notizia relativa alla tale indagine ecc….
Ma questo, che poi è un modo di aggirare la legge, dovrebbe essere l’ultima spiaggia. In un paese veramente democratico i cittadini devono poter ottenere che le proprie voci siano ascoltate, e quindi se ritengono che una legge non sia una buona legge, la loro opinione deve essere presa in considerazione.
A questo proposito su proposta dei blog Byoblu e il Nichilista, il parlamentare Roberto Cassinelli ha redatto un emendamento che dovrebbe modificare la norma di cui al comma 29.
L’emendamento in questione migliora la legge stabilendo che la rettifica per i siti internet va fatta nel termine di 7 giorni dalla presa in carico della richiesta da parte del titolare del sito, inoltre la sanzione per i siti internet è notevolmente ridotta.
L’onorevole Cassinelli ci tiene a precisare di non essere “d'accordo con chi sostiene che solo le testate registrate (es. Corriere, Repubblica, il Giornale, ecc.) dovrebbero sottostare all'obbligo di rettifica. Se un qualsiasi blogger scrive sulle proprie pagine che Tizio è un ladro, chi cercherà il nome di Tizio su Google potrebbe finire proprio su quel post in cui si scrive che Tizio un ladro. E se Tizio non è un ladro ma un onesto lavoratore, non vedo perché non possa chiedere al blogger di rettificare”.
Questo emendamento viene supportato da varie persone, per lo più con la motivazione che è meglio limitare i danni.
Fermo restando il rispetto per le altre opinioni, credo che limitare i danni sia un enorme errore, di fatto l’emendamento Cassinelli non cambia proprio nulla se non allungando i tempi per gestire le rettifiche, cosa che sarebbe buona se tutte le richieste di rettifica fossero inviate da persone che non hanno intenzione di danneggiare il blogger. In realtà appare abbastanza pacifico che la norma, anche quella emendata, si presta ad un uso strumentale per cui un personaggio poco onesto (nella maggior parte dei casi é di questi che si parla) potrebbe approfittarne e subissare di richieste di rettifica un blog scomodo. Se cumuliamo richieste su richieste, anche con 7 giorni a disposizione, avremmo comunque un blogger (non dimentichiamo che molti blog di informazione sono unipersonali, come Byoblu per esempio) che dovrà passare la maggior parte del tempo a gestire le richieste, così sarà comunque ridotto al silenzio. Anche l’impossibilità di aggiungere un commento, che l’emendamento Cassinelli non elimina, riesce difficile da comprendere. In sostanza se io scrivo che Tizio è un ladro, dopo Tizio potrà inviare una rettifica che io dovrò pubblicare sul mio blog di fatto lasciando lo spazio a sua completa disposizione dove lui potrà dare la sua versione dei fatti, anche completamente di fantasia o totalmente falsa (purché non commetta reati) e io non potrò a mia volta smentire! Appare una evidente assurdità che mira a rendere i blog totalmente inattendibili. Ognuno potrà scrivere la sua versione, vera o falsa che sia, e i lettori non avranno più alcuna possibilità di farsi una idea di un avvenimento.
In estrema sintesi, è vero che l’emendamento proposto migliora la norma approvata, ma si tratta sempre è comunque di una legge molto peggiorativa della normativa attuale, e che interverrebbe all’interno dell’annoso dibattito sul se estendere la normativa sulla stampa anche a tutta la rete internet (e non solo ai siti costituenti testate editoriali), nel quale dibattito più volte è intervenuta anche la Cassazione sancendo che internet non è stampa. Con questo emendamento purtroppo si parifica, al fine delle rettifica, tutti i siti internet alla stampa, che poi è l’intento dei politici, di ambo gli schieramenti, da molti anni a questa parte.
Inoltre, se torniamo all’esempio dell’onorevole Cassinelli, chiarisco che se io scrivo che Tizio è un ladro sul mio blog, Tizio ha la possibilità di denunciarmi e in 48 ore al massimo il magistrato potrebbe tranquillamente sequestrare (cioè oscurare) il mio sito (o solo il post incriminato) in via cautelare. Poi ci sarà un dibattimento penale, con la notizia non più visibile, nel quale dibattimento penale io potrò difendermi e dire la mia sull’articolo (cosa che con la rettifica io non potrò fare in quanto devo pubblicarla senza commento), ma se ritenuto colpevole verrò condannato. A seguito della condanna si prevede, in casi del genere, anche la pubblicazione della sentenza per estratto, su siti e giornali. Mi pare che la normativa attuale preveda tutte le possibilità per il presunto diffamato, consentendo anche al presunto diffamante di difendersi.
L’alternativa proposta, cioè quella di obbligare anche un semplice sito internet non costituente giornale online alla pubblicazione della rettifica ha, invece, una conseguenza molto pesante per il presunto diffamante, non gli consente di difendersi in nessuna sede. Il presunto diffamato ha il diritto di vedere la sua rettifica pubblicata senza commento (2 o 7 giorni non fa differenza), senza che nessun giudice possa, un domani, stabilire se quell’articolo era davvero diffamatorio o conteneva notizie false. Questo è il vero punto della questione, a cui si mira, zittire il blogger e impedirgli di replicare, perché altrimenti sarebbe semplice, dopo la rettifica, aggiungere un ulteriore commento portando nuovi elementi e prove a riscontro di quanto l’articolo già riporta, così smentendo, coi fatti, la rettifica imposta. Questo non si vuole che possa accadere!
Ricordiamo che il diritto alla rettifica nasce, in epoca lontana nel tempo, per difendere i cittadini dallo strapotere dei giornali, oggi lo si potrebbe strumentalizzare, e talvolta si finirebbe per usarlo al contrario, cioè per difendere i potenti dai cittadini che osano criticarli o raccontare le loro malefatte.
Per fare un esempio pratico potremmo considerare la situazione dell’Abruzzo post terremoto, dove per molti mesi la voce principale che raccontava la reale situazione era quella dei siti internet, mentre i giornali e le televisioni raccontavano solo la realtà edulcorata proposta dai politici.
In conclusione sono della ferma opinione che sia meglio l’abrogazione del comma in questione. A tal fine si sono mossi gli onorevoli Paolo Gentiloni, Matteo Orfini e Giuseppe Civati, sostenendo il lavoro parlamentare di Felice Casson e Vincenzo Vita, per presentare una proposta di abrogazione secca della norma. Volendo potete sottoscrivere l’appello NESSUNO TOCCHI I BLOG