Furto della proprietà intellettuale
La Commission on the theft of American intellectual property, un comitato indipendente del Congresso statunitense, a maggio 2013 ha presentato un rapporto nel quale si stimano in oltre 300 miliardi di dollari l'anno i danni conseguenti alla pirateria. I principali accusati sono: Cina, Russia, India. La retorica, la medesima di sempre: il furto della proprietà intellettuale comporta la perdita di milioni di posti di lavoro americani (sei milioni secondo Technet.org). L'obiettivo della Commissione è quello di trovare delle soluzioni per difendere il lavoro degli americani, "incluso metodi cibernetici".
Il rapporto è la summa del lobbismo americano in materia di proprietà intellettuale e descrive i vari metodi per una migliore tutela del copyright. In particolare incoraggia lo sviluppo di soluzioni tecnologiche per individuare prodotti contraffatti, e la realizzazione di riforme normative per consentire comportamenti attivi contro i ladri di proprietà intellettuale.
Di che stiamo parlando esattamente? Nel rapporto le misure alle quali si fa riferimento non sono dettagliate, ma si va dalla fotografia del soggetto che ha rubato proprietà intellettuale utilizzando la videocamera del proprio computer, fino al danneggiamento fisico del computer medesimo, misure in genere non permesse dagli attuali ordinamenti giuridici.
Uno spyware contro la pirateria
Uno dei sistemi utilizzabili, e già utilizzato in passato, è l'installazione di un software di controllo sul computer dell'utente, infettandolo e bloccandolo nel caso rilevi prodotti contraffatti (film, musica o software). Il software, inoltre, eventualmente provvede a visualizzare un messaggio con l'indicazione dell'autorità pubblica alla quale rivolgersi per la rimozione del blocco, ovviamente previo pagamento della relativa multa.
La caratteristica negativa di questo tipo di software è che coinvolge necessariamente gli utenti onesti. Infatti, se un utente ha a disposizione un film piratato e un software di lettura del film non alterato (tipo quelli open source), la visione del film avviene regolarmente perché il software di controllo non è presente all'interno del sistema. Il software, invece, deve essere necessariamente presente sul computer per poterlo bloccare, e l'ingresso avviene tramite l'infezione del computer dell'utente a seguito dell'acquisto di prodotti legali. Il film, o il cd di musica, acquistato regolarmente contiene in sé il rootkit che si installa sul sistema analizzando tutti gli altri film e attivandosi in caso di individuazione di materiale piratato.
Un software di questo tipo fu utilizzato dalla Sony nel corso degli anni 2005-2007. Questo software si trovava su 22 milioni di cd audio regolarmente acquistati (senza che la sua presenza fosse indicata nella licenza del cd) e infettava i sistemi sui quali il cd veniva ascoltato. Si trattava di un vero e proprio rootkit (XCP), cioè un programma che si installa modificando il sistema operativo (per impedire che potesse essere disinstallato), con la pericolosa conseguenza che in tal modo creava delle vulnerabilità nel sistema in alcuni casi utilizzate da terzi per introdurre malware nel computer dell'utente. Insomma, compravi un cd audio è ti ritrovavi un pericoloso virus sul computer!
Nel 2005 il procuratore generale del Texas intentò una azione contro la Sony per aver installato fraudolentemente uno spyware sui computer degli utenti e per pratiche commerciali ingannevoli. Altri Stati americani seguirono. Nel 2007 la Federal Trade Commission raggiunse un accordo con la Sony con la quale quest'ultima si impegnava a rimborsare gli utenti per i danni causati.
Watermark
L'ultima frontiera della lotta alla pirateria, però, sembra essere il watermark. Una protezione di questo tipo, Cinavia, è già utilizzata sui Blu-ray fin dal 2010, e dal febbraio 2012 tutti i lettori Blu-ray devono supportare questo tipo di protezione.
Cinavia abbina il watermark alla cifratura dei contenuti. Se il lettore Blu-ray trova in un film il codice Cinavia ma non trova anche la protezione dei contenuti, ritiene il film piratato e dopo alcuni minuti (da 1 a 20) disattiva l'audio del film e visualizza un messaggio di avvertimento. Anche i film al cinema hanno la stessa protezione, e quindi anche registrarli con videocamera comporta la copia del watermark Cinavia, che non viene eliminato nemmeno convertendo il formato del file.
Come è possibile che questo sistema di protezione resista anche alla registrazione con videocamera? In realtà Cinavia, come ogni watermark, è incorporato nel medesimo contenuto, non si tratta, quindi, di una traccia sovrapposta, che quindi potrebbe eventualmente essere eliminata. Durante il film viene aggiunto alla traccia audio un fruscio artificiale ad una frequenza variabile tra i 400 e 4000 hertz, quindi percepita da orecchio umano, che però viene variata di potenza attraverso dei filtri acustici, per ridurre la percezione (e quindi il fastidio) del fruscio.
L'eliminazione del watermark comporterebbe, quindi, uno scadimento della traccia audio con notevole perdita di qualità.
Il risultato, però, alla fine è l'alterazione più o meno percepibile dell'audio del film. Poiché l'audio di un film è generalmente comprensivo di una colonna sonora originale di un artista, è evidente che l'introduzione del watermark di fatto altera l'opera dell'artista pur di tutelare gli interessi economici dell'industria. Consideriamo, inoltre, che l'implementazione del watermark Cinavia costa 50 dollari circa a traccia, e i produttori di lettori con codice Cinavia versano da 10.000 a 300.000 dollari all'anno alla Verance, l'azienda produttrice del watermark, che produce anche il software per il rilevamento della filigrana- Sono tutti costi, ovviamente, scaricati sugli utenti finale al momento dell'acquisto del film. Viene da chiedersi se non sarebbe preferibile eliminare tutte queste protezioni (in genere inutili, infatti basta riprodurre il film con codice Cinavia su un Pc con VLC) così riducendo i costi del film.
Anche per gli ebook
Il medesimo tipo di protezione può essere applicato anche agli ebook, e probabilmente l'aberrazione conseguente è ancora più evidente. Infatti anche con SiDiM, che nasce dalle ricerche del Fraunhofer Institute ed è finanziato dal Ministero dell'istruzione tedesco, abbiamo un watermark, che consiste nella modifica di alcune parti di testo. Questo perché un ebook è costituito da solo testo in formato html, per cui la filigrana è applicabile solo al testo. Si tratta di cambiamenti testuali minimi (es. "malsano" diventa "non sano", "invisibile" diventa "non visibile"), ma sicuramente percettibili (immaginiamo un libro di poesie).
L'ebook acquistato, quindi, è solo una copia quasi identica dell'opera dell'artista. Le modifiche dipendono dal numero di copie vendute attese. Più alta è la tiratura, maggiori le modifiche nel testo. Pensiamo ad un libro venduto milioni di volte, quante modifiche dovranno contenere le copie per renderle distinguibili dalle altre? E non dimentichiamo che in genere gli scrittori sono piuttosto gelosi dei loro testi, arrivando a litigare con gli editor per ogni singola modifica. Accetterebbero tale tipo di alterazione?
Gli sviluppatori sostengono che SiDiM sia una tecnologia "consumer-friendly", che non va a limitare l'esperienza d'uso del lettore, ma che al tempo stesso tutela i diritti di autori e editori. Gli editori sembrano d'accordo nell'utilizzo di tale sistema di protezione, ma è la prima volta che sento dire che alterare l'opera di un artista tutela i suoi diritti!
Il futuro della lotta alla pirateria consiste, quindi, nell'utilizzo di tecnologie estremamente invasive che nascono da una prospettiva che vede tutti gli utenti come potenziali "ladri", e quindi tende a imporre loro controlli e limitazioni indipendentemente dal loro comportamento lecito o illecito. Anzi, potenzialmente i pirati hanno minori seccature, in quanto ovviamente chi si procura un film piratato in genere ha le conoscenze per aggirare le protezioni, mentre un utente onesto è comunque costretto a subire i danni collaterali delle protezioni (es. l'inizio della visione di un Blu-ray originale si ha non prima di 2 minuti dall'inserimento del disco, mentre un file piratato parte subito).
Per quanto riguarda SiDiM, non è ancora stato implementato, ma sorgono degli evidenti dubbi sulla possibilità che incontri il favore del pubblico comprare l'opera di uno scrittore sapendo di ottenere solo una copia modificata automaticamente da un software.