Nuovo studio sulla pirateria: la censura è inefficace!

ochUn nuovo studio sulla pirateria della Northeastern University di Boston dimostra che la censura, il blocco o il sequestro dei domini dei siti "pirata" è inefficace.

I ricercatori hanno analizzato le attuali forme di tutela del copyright, sia la rimozione del singolo file (2500 file al giorno per Megaupload), sia la confisca dei nomi a dominio. Ulteriori strumenti sono allo studio, come la rimozione di interi siti stranieri invece del solo file illecito, come previsto da SOPA.
I ricercatori dell'università di Boston hanno esaminato la disponibilità di file sui cosiddetti OCH (one click hoster come Raspidshare, Hotfile, Mediafire, Megaupload), cioè quei siti che consentono il caricamento di grandi file, generalmente definiti cyberlockers in quanto il file rimane segreto fintanto che il relativo url non viene condiviso con altri, consentendo lo scaricamento del file.

Al fine di impedire il recupero diretto degli url dei file, gli OCH nascondono i file dietro un redirect, cosa che non consente ai titolari dei diritti l'eliminazione diretta del file. Di contro quasi tutti gli OCH, per evitare problemi giuridici, se ricevono richieste di takedown per un file, solitamente acconsentono a rimuoverlo, anche se spesso la rimozione riguarda solo il link pubblico, non il file direttamente. La motivazione è ovvia, poiché l'illiceità non sta nel file ma nell'uso che se ne fa (la diffusione), il file in sé potrebbe essere lecito (ad esempio se l'uploader ha il file originale e carica sul cyberlocker una copia privata).
Gli OCH sono comunemente usati anche per distribuire file piratati, senza il consenso del titolare dei diritti. Gli uploader caricano i file e poi pubblicano il relativo indirizzo web su siti di indicizzazione, anche detti direct download o siti di streaming (come The Pirate Bay).
Lo studio si concentra sugli OCH perché rispetto al P2P (es. BitTorrent) forniscono migliore anonimato, elevata disponibilità di file e velocità di scaricamento. Inoltre gli OCH rendono più difficile scovare chi viola la legge scaricando file piratati rispetto al P2P dove è recuperabile l'indirizzo IP del downloader. Infine, a differenza dei P2P dove il file scaricato viene automaticamente messo in condivisione (determinando automaticamente una violazione di legge), nel caso degli OCH chi scarica non condivide necessariamente.

L'analisi dei ricercatori di Boston ha riguardato migliaia di file tra i più popolari servizi di OCH, e porta alla conclusione che le attuali misure antipirateria non sono realmente efficaci. In particolare si evince che gli uploaders pubblicano nuovi contenuti in misura superiore a quanti contenuti i titolari dei diritti riescono ad eliminare. Il blocco e l'eliminazione di file è solo una soluzione temporanea, anche le notifiche di takedown ai sensi del DMCA non sono altro che una goccia nel mare, e perfino la chiusura di Megaupload ha avuto un impatto solo di breve durata, portando gli uploader a spostarsi su altri servizi di condivisione.
La ricerca evidenzia anche che sono stati trovati quasi 10.000 nomi a dominio diversi e 5.000 indirizzi IP che diffondono materiale pirata. La chiusura di un sito necessita di tempi lunghi, specialmente se occorre un processo per ottenerla, mentre l'apertura di un nuovo OCH è questione di poche ore.

La conclusione è ovvia: le attuali misure sono inefficaci. Però gli OCH sembrano essere più vulnerabili a soluzioni diverse, come il blocco dei flussi dei finanziamenti dai processori di pagamento (PayPal -che di recente ha modificato la propria policy non accettando più i principali OCH- o processori di carte di credito -Visa e Mastercard controllano il 97% del mercato-) ai siti che diffondono materiale pirata, come previsto dalla legge SOPA. Ma anche qui bisogna tener presente che ci sono molti siti che operano nell'ambito della legalità, per cui è necessario distinguere opportunamente.
Alla fine la strategia più legittima probabilmente è anche la più ovvia: se ridurre l'offerta di contenuti pirata non è efficace, allora conviene ridurre la domanda, offrendo contenuti legittimi a prezzi più bassi. Ma su questo fronte l'industria del copyright sembra sempre poco disponibile.