Privacy: il registro delle opposizioni non funziona?

Relazione Garante PrivacyDai giornali apprendiamo che nella giornata di ieri il presidente del Garante per la protezione dei dati personali (privacy), Francesco Pizzetti, nella sua consueta relazione annuale sull’attività del Garante, tra le altre cose ha parlato anche del famoso registro delle opposizioni in materia di telemarketing.
Siccome in passato il Garante aveva avuto modo di criticare alcuni aspetti del registro in questione, ci è sembrato necessario andare a leggere cosa pensa il Garante oggi, a distanza di qualche mese, dell’attuazione del suddetto elenco.

Come già raccontato, il registro delle opposizioni è la conseguenza del decreto legge 135 del 2009, il quale ha modificato la normativa in materia di telemarketing imponendo ai cittadini che non vogliono essere raggiunti da telefonate moleste di iscriversi appunto al suddetto registro. E questo a peggioramento della normativa precedente, la quale presumeva che il cittadino non volesse essere raggiunto da telefonate commerciali in assenza di un preventivo ed espresso consenso.
Invero il registro in questione era anche partito piuttosto in ritardo rispetto alla normativa di cui al decreto, determinando un periodo transitorio nel quale solo l’intervento del Garante aveva evitato che i cittadini fossero in balia dei telemarketers.

Detto ciò è molto interessante leggere il discorso del presidente dell’Autorità Garante per la privacy di accompagnamento alla relazione, nel quale si delinea con dovizia di particolari l’attività dell’Autorità e lo stato di attuazione del Codice della privacy. Il presidente, infatti, precisa:
Ci siamo impegnati per trovare il giusto equilibrio tra tutela dei diritti e innovazione, in modo da non ostacolare né il ricorso alle tecnologie per tenere sotto controllo evasione fiscale e spesa pubblica, né l’utilizzo di modalità di azione più efficienti per la Pubblica amministrazione, legate all’agenda digitale e alla moltiplicazione dei punti di accesso ai servizi per i cittadini”.
Giustamente ricorda che: “Sappiamo che oggi è soprattutto l’attività di protezione dei singoli, dei gruppi, dei sistemi sociali, della stessa convivenza civile che deve essere messa al centro di una visione dinamica della tutela dei dati personali”.

In materia di telemarketing, per tornare all’argomento che ci interessa, leggiamo quanto segue:

4. Le problematiche aperte
Anche quest’anno siamo tornati a misurarci con problemi che tormentano i nostri concittadini e rappresentano forme inaccettabili di invasione della sfera privata e domestica. Parliamo della telefonia, e in particolare del telemarketing.
Con una innovazione legislativa che non ha incontrato il nostro favore ma alla quale ci siamo dovuti adeguare, il legislatore ha modificato la normativa che vietava di fare telefonate a contenuto commerciale senza un preventivo consenso dell’abbonato. Oggi chiunque può ricevere chiamate a fini di marketing, e la sola difesa possibile è quella di iscriversi ad un apposito registro delle  opposizioni, sul cui funzionamento anche il Garante è chiamato a vigilare.
Da parte nostra, per evitare abusi e proteggere i cittadini abbiamo precisato che le chiamate a fini di marketing possono essere fatte solo previo confronto col registro, salvo che il chiamante abbia preventivamente acquisito un esplicito consenso, e che il nuovo sistema non si applica alla propaganda politica.
L’esperienza di questi mesi sta manifestando limiti e difetti maggiori di quanto previsto.
Da febbraio abbiamo già ricevuto centinaia di proteste, più del doppio di tutto il 2010, e più del novanta per cento riguardano proprio la violazione del registro delle opposizioni.
Stanno emergendo non solo i limiti del sistema e del suo funzionamento, ma anche la difficoltà di definire la catena delle responsabilità di fronte a trattamenti che vedono coinvolti una pluralità di soggetti, dalle imprese interessate ai call center.
La giustificata irritazione degli utenti cresce ogni giorno di più, e raggiunge il massimo dell’intollerabilità per chi, pur essendosi iscritto al registro, continua lo stesso ad essere disturbato”.

Pizzetti, quindi, ricorda che la normativa introdotta dal governo è peggiorativa rispetto a quella precedente, precisando nel contempo che i primi mesi di attuazione del registro non sono stati affatto positivi, in quanto le proteste si sono moltiplicate, e numerosi utenti contestano di aver ricevuto telefonate nonostante l’iscrizione al registro.
Questo, aggiunge il presidente, è dovuto, probabilmente, alla difficoltà di stabilire il responsabile all’interno di una catena di soggetti che si occupano del trattamento dei dati.

Ulteriormente, il presidente dell’Autorità si dice preoccupato per l’estensione della normativa in questione anche al marketing postale: “proprio alla luce dell’esperienza fatta in questi mesi, vogliamo manifestare la nostra preoccupazione per l’estensione, attualmente in discussione, del registro delle opposizioni anche al marketing postale. In questo settore si era raggiunto, anche grazie alle nostre semplificazioni degli anni scorsi, un buon equilibrio. Sarebbe meglio non toccarlo, a vantaggio di tutti, cittadini e imprese”.
Aggiunge inoltre che, “Per quanto riguarda le misure contenute nel recente decreto “sviluppo” siamo molto franchi: esse comportano modifiche al nostro Codice che, nella forma attuale, sono per molti aspetti inaccettabili. Abbiamo già espresso le nostre perplessità e critiche nell’audizione alla Camera e anche pubblicamente. Si tratta di norme che, oltre ad essere tecnicamente discutibili, causano un sostanziale svuotamento del Codice in alcuni settori, e un indebolimento della tutela dei cittadini in altri.
Molte di queste norme ottengono anche un effetto opposto a quello voluto: invece di semplificare l’attività degli operatori, rischiano di aumentare le occasioni di contenzioso, i costi legali e, soprattutto, i trattamenti che possono provocare danni alle imprese e agli interessati”.

A tale proposito dobbiamo, purtroppo, ricordare che proprio qualche giorno fa, con apposizione della fiducia da parte del governo, il cosiddetto decreto Sviluppo è stato approvato alla Camera, nonostante i contrari auspici del presidente Pizzetti.