RapidShare non è responsabile dei contenuti

rapidshareRapidShare, noto sito di condivisione di contenuti, è stato più volte portato in giudizio da produttori per presunta violazione della normativa sul diritto d’autore. In qualche caso si è anche avuta una condanna, ma in tutti i casi i titolari del sito si sono premurati di presentare appello.
Nei giorni scorsi si sono avute due decisioni particolarmente significative, in particolare l’appello vinto da RapidShare contro la compagnia Capelight Pictures, dove la corte di appello di Dusseldorf ha sostanzialmente ribaltato alcuni dei verdetti precedenti, come quello ottenuto dalla Gema.
La condanna di RapidShare a seguito di denuncia della Gema, l’equivalente della Siae, imponeva a RapidShare di filtrare i contenuti immessi dagli utenti, impedendo il caricamento o comunque cancellando i contenuti illeciti. Adesso la corte di appello (si tratta di procedimento diverso) sancisce che RapidShare non è responsabile dei contenuti immessi dagli utenti, e quindi non ha l’obbligo di filtrare tali contenuti. In sostanza la corte ha stabilito che RapidShare non è responsabile delle violazioni del diritto d’autore commesse dai suoi utenti.


Secondo la corte la non responsabilità del portale di condivisione file discende dal fatto che sono gli utenti ad inserire i file, file che non vengono nemmeno resi pubblici da RapidShare ma direttamente dagli utenti, fornendo a terzi il link verso il file caricato online. Considerato inoltre che RapidShare non realizza alcun indice dei file presenti sui suoi server, quindi non compie operazioni di alcun tipo, oltre all’hosting, il sito è stato ritenuto non responsabile della distribuzione dei file, nemmeno sotto forma di concorso. Inoltre, chiarisce la corte, un filtraggio basato su keywords non sarebbe utile, ma porterebbe a molti falsi positivi (con possibili conseguenze a carico degli utenti, specialmente quelli paganti, che potrebbero citare in giudizio l'azienda), ed anche una rimozione (banning) di alcuni formati di file (come il formato compresso Rar) non avrebbe alcun senso in quanto il tipo di file non dice nulla sul possibile contenuto dello stesso. Per cui le richieste delle case produttrici volte ad imporre dei filtri appositi per i contenuti non sono state accolte, e la corte ha concluso per l’irresponsabilità di RapidShare.
La corte ha anche precisato che la normativa tedesca ammette la possibilità da parte degli utenti di realizzare copie di backup a fini privati di film e musica, e i filtri automatici impedirebbero il salvataggio delle copie, consentite dalla legge, sui server di RapidShare.

A tale sentenza si aggiunge un’altra pronuncia di un tribunale degli Usa che ha assolto RapidShare dall’accusa di violare, in concorso con i suoi utenti, la normativa sul copyright. Anche in tale caso una corte californiana ha stabilito che RapidShare non è responsabile dei contenuti immessi dagli utenti sui suoi server. Nello specifico è stata respinta la tesi dell’azienda Perfect 10 che accusava il portale di aver condiviso immagini coperte da copyright. RapidShare aveva inizialmente chiesto che il giudizio si svolgesse in Germania, sede del portale, ma ciò non è stato accordato. Comunque la decisione finale è stata favorevole al sito di condivisione file.

Il fondatore di RapidShare, Christian Schmid, ha commentato: “questa decisione mostra quanto i vari tentativi di denunciare il nostro modello di business saranno infruttuosi nel lungo periodo. Con il suo modello di hosting con un click, RapidShare risponde ai legittimi interessi dei suoi utenti e continuerà certamente a farlo nel prossimo futuro”.
I due verdetti, che possono ritenersi giusti sulla base della normativa sulla responsabilità dei provider, adottata con direttiva nell’Unione Europea ma presente anche negli Usa, sono indubbiamente una vittoria per il sito in questione e si rifletteranno positivamente anche sulle posizioni di altri siti similari verso i quali sempre più spesso si appuntano le denunce dei produttori.