Ridurre l’Iva per gli ebook

ebookNegli Stati Uniti qualche mese fa Amazon annunciava che il libro digitale aveva superato come vendite, nel Kindle Store, il libro cartaceo, anche nel resto del mondo il mercato degli ebook decolla, e perfino in Italia, nonostante le risapute carenze in ambito digitale del Bel Paese, qualcosa alfine si muove.
L’editoria digitale in Italia attualmente rappresenta, secondo i dati dell’AIE (Associazione Italiana Editori) solo lo 0,1% del fatturato, ma si sta definendo un mercato per i contenuti digitali che siano anche realizzati in Italia, e il prossimo Natale si prevede un aumento deciso nella vendita del libro elettronico.


Il mercato del libro digitale, che si appoggia sostanzialmente su tre gambe, cioè l’editore che pubblica i libri, la piattaforma di distribuzione digitale (che si occupa della conversione e funge da magazzino del sorgente del libro) e gli store digitali che vendono al grande pubblico, è ancora, almeno in Italia, in via di sviluppo, per cui la vendita degli ebook ha necessità di essere invogliata.
Numerosi sono i punti di intoppo del meccanismo di distribuzione, come ad esempio l’incompatibilità dei formati che rende impossibile fruire dell’ebook su alcuni supporti di lettura, e la presenza di sistemi di protezione che possono creare problemi nella leggibilità dei file su alcuni ereader. Sotto quest’ultimo profilo si deve ricordare che l’editoria è arrivata per ultima alla digitalizzazione dei suoi prodotti, dopo l’industria della musica e quella cinematografica, proprio per il timore della pirateria dei libri in formato elettronico. Ma c’è da dire che l’industria musicale, o perlomeno i principali store di musica digitale, stanno tornando indietro eliminando progressivamente quelle protezioni digitali che hanno creato più problemi che vantaggi all’industria. Si tratta di un orientamento da tenere presente per non compromettere il futuro di questo promettente mercato.

Un elemento che grava pesantemente sul mercato dell’editoria digitale è l’incidenza sul fattore Iva che, per i prodotti come gli ebook, è al 20%, mentre un libro cartaceo, quale prodotto culturale, è gravato di Iva al 4%. È evidente, quindi, che per rendere l’ebook concorrenziale si rendono necessari corposi sconti rispetto alla controparte cartacea.
La ragione di tale bizzarria dipende dalla disciplina europea che consente di applicare aliquote Iva ridotte ad una ristretta cerchia di prodotti, compreso la “fornitura di libri su qualsiasi tipo di supporto fisico”. Ma molti paesi, compreso l’Italia, non fanno rientrare gli ebook in queste categorie, ritenendoli stranamente una prestazione di servizi forniti per via telematica e non un bene culturale come il libro cartaceo.
Tale orientamento nasce dal fatto che un libro distribuito online non ha un effettivo supporto fisico, a differenza di un libro su carta oppure su Cd, per cui la tassazione è legata non tanto al contenuto quanto piuttosto al supporto utilizzato per accedervi. Partendo dall’analisi del Dpr n. 633 del 1972, dove è stabilito che “si applica l'Iva nella misura ridotta del 4% alle prestazioni di servizi consistenti nella composizione, montaggio, duplicazione, legatoria e stampa di giornali, libri e periodici”, il Ministero delle finanze con circolare n. 63 del 1990 e n. 328/E del 1997 ha precisato che sono libri “tutti i lavori dell'arte libraria di qualsiasi dimensione, pure se solo illustrati o di carattere informativo, purché stampati”, per cui necessiterebbe un supporto fisico per poter definire un libro.

È evidente, quindi, che il primo passo per invogliare l’acquisto di libri in formato elettronico e non danneggiare un settore in crescita, è la riduzione dell’aliquota Iva degli ebook al 4%, parificandola a quella del libro di carta. A questo proposito Key4biz sta portando avanti una petizione proprio per risolvere questa anomalia europea.

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