Puntuale come un orologio svizzero, appena sui principali giornali compaiono gli atti di indagine relativi alla solita inchiesta che svela i retroscena del potere italiano, ecco che salta fuori dal cilindro il sempreverde disegno di legge di riforma delle intercettazioni, con tutto il suo pesante carico di modifiche della normativa italiana in materia.
Di questa proposta legislativa si è già detto tanto, forse tutto, sia sul piano delle modifiche alle indagini, quindi le limitazioni alle intercettazioni, sia in relazione alle conseguenze per i giornalisti. Ma forse l'aspetto che più interessa gli internauti, ed in particolare i blogger che si occupano di informazione in rete, anche non professionale, è l'impatto che il comma 29 di questo ddl avrà sulla rete medesima. A tale proposito si deve notare che, a fronte di un'informazione in tv non sempre puntuale, meritoria appare la pubblicazione da parte di ValigiaBlu di una guida alla comprensione dei possibili effetti pratici del suddetto comma sulla rete.
Ovviamente è lampante che la norma in questione sconta l'origine, quale norma pensata prima per la stampa e poi per l'informazione in tv, cioè media unidirezionali non aperti alla collettività ma controllati da pochi editori, per i quali è sempre prevista essenzialmente una figura di responsabile. Una figura di tal fatta non solo non è prevista per il blog ed i “siti informatici” che non siano al contempo anche giornali online, ma nemmeno pensabile a meno di non voler introdurre obblighi burocratici fortemente penalizzanti per l'intera blogosfera (pensiamo al blog di ricette della nonna o ai tanti diari online).
Questa semplice ma non esaustiva osservazione sulle problematiche nascenti dall'estensione della rettifica alla rete dovrebbe già dare l'idea delle rilevanti difficoltà applicative di tale norma. Appare ovvio, quindi, che il comma 29 darà adito a numerose critiche e dispute che alimenteranno inevitabilmente una stagione di incertezza del diritto in rete.
Detto ciò si può rilevare che in fondo ha ragione chi sostiene che la norma ammazza blog in realtà non ucciderà affatto la blogosfera, ma la polemica appare semplicistica nel momento in cui un titolo deve avere ovvie caratteristiche di sinteticità e, ammettiamolo pure, anche di provocazione, per attirare l'attenzione dei lettori e nel contempo far comprendere esattamente a cosa ci si riferisce.
In questa ottica quindi non è pedanteria ribadire che quel comma 29 consentirà a qualunque persona citata in un articolo, anche ampiamente documentato, di contrapporre la propria personalissima, ed anche eventualmente falsa, “verità” alla notizia pubblicata, contrapposizione che in una rincorsa di smentite e contro smentite, finirà per relegare l’informazione in rete nella categoria della mera opinione o gossip, con evidente vantaggio per i media tradizionali, tv giornali, ai quali i cittadini semplici non hanno normalmente accesso. In tal senso, quindi, forse più che di un omicidio della rete e dei blog si potrebbe parlare di una sorta di bondage non consenziente.
In ogni caso, la problematica appare pressante al punto che già molti si sono prodigati per diffondere la questione, da Repubblica al Corriere della Sera, da Guido Scorza a Valigia Blu, organizzando nel contempo una manifestazione di protesta contro il bavaglio che questo famigerato comma 29 imporrebbe alla rete.
Anche perché, ribadiamolo ancora una volta, non servono affatto nuove norme per la rete.