Un interessantissimo rapporto realizzato da Turner Hopkins per conto dell'Ofcom (Office of communications, l'equivalente dell'Agcom) britannico, con l'illuminante titolo The Value of User-Generated Content, analizza gli user generated content (UGC), cioè quei contenuti realizzati direttamente dagli utenti, valutandone il valore non solo in ambito sociale e culturale, ma anche in quello economico.
Gli UGC includono varie forme di contenuti, dalle fotografie ai testi, dai video alla musica. Gli elementi caratterizzanti sono: attività creativa, disponibilità pubblica tramite internet, assenza di remunerazione. Infatti, la creazione degli UGC in genere non è l'attività principale svolta dall'utente-produttore, per cui spesso vengono condivisi gratuitamente. Sempre più persone spendono tempo ed energie in questa attività, senza alcuna aspettativa di ritorno economico.
Gli UGC nascono insieme al web, agli inizi erano realizzati su basi amatoriali, ma l'incremento della banda disponibile nonché del numero di dispositivi che consentono l'accesso ad internet senza limitazioni di luogo e di tempo, hanno contribuito ad alimentare la creazione di UGC e innescando un profondo cambiamento all'interno dei media, modificando e capovolgendo il rapporto tra questi e i consumatori. Il tradizionale rapporto unidirezionale, da produttore-azienda a consumatore-utente, ormai si è progressivamente trasformato in un rapporto multi-direzionale, dove l'utente consumatore è sempre più spesso egli stesso anche produttore di contenuti.
Il passaggio al digitale e l'avvento di Internet ha cambiato tutto, consentendo a centinaia di milioni di persone a diventare nuovi tipi di creatori. Forse non scriveranno delle sinfonie o dipingeranno la volta della Cappella Sistina, ma quello che manca in scala e intensità viene compensato con la frequenza e la spontaneità.