Finalmente, dopo una lunga attesa, e qualche problema iniziale di funzionamento del sito, è arrivata la Pec per i “cittadini italiani” (e solo i cittadini italiani, con esclusione degli stranieri che in Italia vivono e lavorano, dunque). L’annuncio è mirabolante e le promesse sono tante: “La Pec al cittadino è lo strumento che consente di inviare e ricevere messaggi di testo ed allegati con lo stesso valore legale di una raccomandata con avviso di ricevimento. In questo modo si può dialogare con tutti gli uffici della PA direttamente via e-mail senza dover più produrre copie di documentazione cartacea ma soprattutto senza doversi presentare personalmente agli sportelli. I benefici sono concreti e immediati, a cui si deve anche aggiungere il risparmio sulle spese di spedizione della raccomandata A/R”.
In realtà ci sono ancora molte cose da chiarire. Cominciamo col dire che tra la Pec (posta elettronica certificata) e la casella certificata del governo ci sono molte differenze, tanto che quest’ultima in realtà è definita Cec-Pac (comunicazione elettronica certificata tra Pubblica Amministrazione e cittadino), e il nome completo la dice tutta su cosa sia in realtà. Infatti, già nell’annuncio del governo si legge: “Pur essendo una casella di posta elettronica ‘come le altre’, la Pec al cittadino è l'unica dedicata esclusivamente ai rapporti con la Pubblica Amministrazione”.
La Cec-Pac è sostanzialmente uno degli strumenti alternativi alla Pec previsti dalla legge 2 del 2009 (legge di conversione del D.L. 29 novembre 2008, n. 185), che ha reso possibile l’utilizzo di sistemi di trasmissione elettronica dei messaggi alternativi alla Pec, purché certifichino la data e l’ora dell’invio e della ricezione delle comunicazioni e garantiscano l’integrità del contenuto delle comunicazioni. In teoria, secondo la legge, questi strumenti, come la Pec, dovrebbero essere interoperabili con analoghi sistemi internazionali, ma ciò non è, in quanto manca lo specifico regolamento che doveva essere emanato entro 6 mesi dalla legge 18 giugno 2009, il cui art. 35 recita: “1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo adotta, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, un regolamento recante modifiche al regolamento (sic!) di cui al decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 2005, n. 68, anche al fine di garantire l’interoperabilità del sistema di posta elettronica certificata con analoghi sistemi internazionali”.
Quindi, la Pec è la vera posta elettronica certificata, cioè quella commerciale che si acquista per uso personale, aziendale o professionale, e che permette di comunicare con un qualsiasi indirizzo Pec (ma non con la Cec-Pac). Invece la Cec-pac consente al cittadino di comunicare unicamente con la Pubblica Amministrazione, e non può essere utilizzata per comunicazioni tra aziende o cittadini. Il ministro Brunetta ha sostenuto di aver voluto tenere separate le due cose, per non rendere troppo difficile l’avvio di un mercato della Pec, ma il punto è che si è data ai cittadini una simil-Pec che viene spacciata come gratuita (la gratuità della Pec è ribadita, fra l’altro, nella legge 28 gennaio 2009, n. 2, art. 16 bis: “4. Dall'attuazione del comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”), ma in realtà costata 50 milioni, e ha una utilità del tutto limitata.
Potremmo anche dire che la sua utilità è principalmente per la Pubblica Amministrazione, in quanto consentirà a quest’ultima di risparmiare (si calcola un risparmio di 200 milioni) inviando comunicazioni ed avvisi tramite Cec-Pac, invece di ricorrere alle normali lettere postali.
La Pubblica Amministrazione ha molto da scrivere ai cittadini, multe, cartelle esattoriali, ecc…, ma il cittadino ha ben poco da spedire alla Pubblica Amministrazione, per lo più richieste di certificati, ma in tal caso si dovrà verificare che l’apposito ente sia dotato di Cec-Pac, in quanto non tutti gli enti ne sono già dotati. Ed inoltre, alcuni documenti potrebbero richiedere la firma digitale (equivalente di una firma scritta) che la Cec-Pac non ha, ma si deve acquistare a pagamento come servizio aggiuntivo, e potrebbe essere necessario apporre anche la marca temporale ai documenti firmati (quelli che necessitano di marche da bollo o diritti di segreteria), che è un ulteriore servizio aggiuntivo a pagamento.
Se consideriamo che la Cec-Pac è una ulteriore casella di posta da aggiungere alle altre che i cittadini presumibilmente già hanno, e che si dovrà aggiungere alle altre Pec o simili per gli ulteriori servizi appare un vantaggio per lo più per la PA, molto meno per il cittadino!
Il cittadino, inoltre, dovrà preoccuparsi di leggere con assiduità la sua Cec-Pac, in quanto con la sua attivazione di fatto elegge domicilio informatico presso quella casella di posta certificata, dichiarando così di voler ricevere tutte le comunicazioni delle amministrazioni dello Stato in quel domicilio informatico, e non risulta possibile utilizzare un'altra Pec (al posto della Cec-Pac) per le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione.
La ricevuta fornita al mittente (quindi alla PA) dal gestore del destinatario, inoltre, non garantisce che il messaggio sia stato letto, ma solo l’avvenuta consegna al server medesimo.
Pensiamo agli avvisi legali, come ad esempio una multa notificata attraverso la casella di posta certificata. Nel momento in cui l’avviso raggiunge il server del destinatario (non il computer del destinatario ma solo il computer del gestore) si considera, per una fictio giuridica, che l’avviso ha raggiunto il destinatario. Ma potrebbe ben accadere che il destinatario non acceda più al computer, che il computer sia rotto, che non riesca per qualche motivo a connettersi ad internet, che non riesca a far funzionare il browser, oppure semplicemente che riesca a leggere la mail certificata solo dopo parecchi giorni. Eppure la notifica è ritenuta valida alla data in cui la mail ha raggiunto il server del gestore. Pare una differenza notevole con le raccomandate con le quali la Cec-Pac viene apparentata nell’annuncio del governo.
Sotto questo profilo, infatti, per il Cnipa (oggi DigitPA, cioè l’organismo che fissa i parametri di funzionamento della Cec-Pac) la casella di posta certificata ha valore legale, ma ciò non vuol dire affatto che sia equivalente ad una raccomandata. La Cec-Pac, infatti, non può essere rifiutata, a differenza di una raccomandata, non vi è una data certa della ricezione, a differenza di quanto accade (spesso ma non sempre) con la raccomandata che viene consegnata a mani proprie, e la Cec-Pac funziona solo se entrambi, mittente e destinatario, utilizzano lo stesso strumento. Per cui è del tutto improprio sostenere che l’arrivo della Cec-Pac manderà in soffitta le vecchie raccomandate, anche perché, come già detto, la Cec-Pac comunica solo con altre Cec-Pac.
Una nota positiva è data dalla procedura di assegnazione delle Cec-Pac, che prevede l’identificazione del titolare, il quale dovrà presentarsi agli sportelli delle Poste, assegnataria dell’appalto insieme alla Telecom per un valore di circa 50 milioni di euro. Però c’è da dire che la Pec non prevede alcuna tracciabilità del titolare, a meno che il gestore non prevede una procedura specifica in tal senso. Per cui per le Pec non vi è certezza della titolarità della casella certificata. Ovviamente, anche nel caso in cui il titolare sia identificato previamente al momento dell’assegnazione, come per le Cec-Pac, il fatto che sia egli ritenuto mittente dei messaggi certificati è solo una fictio giuridica, non essendovi una firma digitale. In sostanza lo si ritiene responsabile in quanto le credenziali di accesso alla casella gli sono assegnate personalmente e lui ha il dovere di non cederle ad altri.
Comunque, la casella di posta certificata del governo è gratuita (a parte i 50 milioni, si intende, che andranno al raggruppamento Poste e Telecom per la realizzazione del servizio), ed è soggetta ad alcune limitazioni: invio massimo di 10 messaggi al giorno, dimensione massima per singolo messaggio di 30 MB e non più di 50 destinatari per singolo invio. In futuro sarà possibile aggiungere ulteriori servizi che però saranno a pagamento, come il servizio di invio fax su posta certificata e la firma digitale.
Per quanto riguarda le possibilità di comunicazione, come abbiamo detto, la Cec-Pac si può utilizzare solo nelle comunicazione tra cittadino e Pubblica Amministrazione, ma non tra cittadini o tra aziende. Per le comunicazioni con la PA, inoltre, è previsto (al momento) l’uso esclusivo della Cec-Pac, e non l’uso di altre strumenti di comunicazione, come Pec fornite di altre aziende, e con ciò di fatto si è concesso alle Poste il monopolio delle comunicazioni tra cittadini e Stato.
Se consideriamo che l’Italia ha ancora un profondo gap tecnologico con gli altri paesi, tanto che non ha potuto realizzare il censimento degli italiani online, ci pare strano spendere tanti soldi per una mail certificata con un uso così limitato, invece di pensare prima di tutto a colmare il digital divide lanciando finalmente la banda larga in Italia, come se si costruissero prima le auto e poi le autostrade. Nello specifico, poi, queste auto sembrano avere la possibilità di imboccare una sola uscita, se ne volete usare altre, dovete pagare!
Invece di spendere 50 milioni di euro per un server di posta tutto escluso, firma digitale e marche virtuali, favorendo il concessionario di Stato, forse sarebbe stato molto meglio utilizzare un protocollo standard europeo, garantendo l’interoperabilità a livello internazionale, ed offrire ai cittadini un incentivo per l’acquisto della casella di posta certificata, verificando che i gestori abbiano la caratteristiche essenziali per il funzionamento e la sicurezza del servizio.