Come già sperimentato in passato in Italia, come forma di protesta avverso la norma ammazza blog contenuta nel decreto di riforma delle intercettazioni, Wikipedia si oscurerà domani, 18 gennaio 2012, per protestare contro un altro disegno di legge che mira alla censura delle rete.
Stavolta si tratta della versione inglese della nota enciclopedia online, che con la sua decisione vuole porre l’attenzione degli utenti della rete verso il disegno di legge SOPA che da tempo viene discusso nelle sedi legislative americane.
SOPA, e il suo quasi gemello PIPA (Protect Ip), sono due disegni di legge presentati nel corso del 2011 alle Camere statunitensi per l’approvazione, e da quel momento hanno scatenato un feroce dibattito tra i pro e i contro.
In particolare si è potuto osservare una interessante polarizzazione tra l’industria del copyright e dall’altra le aziende che offrono servizi online. Tra le ultime annoveriamo: Google, Facebook, Twitter, Zynga, eBay, Mozilla, Yahoo, AOL e LinkedIn, che con una lettera si sono rivolte al Congresso precisando la loro contrarietà ad una normativa che esporrebbe gli utenti della rete rispettosi della legge a una evidente privazione di diritti, e le aziende tecnologiche a nuovi impegni gravosi ed incerti.
SOPA e PIPA imporrebbero, infatti, ai provider un monitoraggio costante dei siti web al fine di verificare se un loro utente viola delle norme, e in particolare se viola il copyright di qualche azienda privata, così trasformando i provider in veri e propri sceriffi della rete, con l’obbligo di rimuovere i contenuti presunti illeciti (o che semplicemente favoriscono un illecito, come un link) se non vogliono rischiare di doverne rispondere in prima persona. Ecco perché numerose aziende che operano in rete hanno si sono unite nella NetCoalition, un’associazione per combattere tale approvazione ritenuta catastrofica sia per loro che per i loro utenti, e al fine di supportare ed indirizzare al meglio la protesta contro questo progetto legislativo draconiano. E questo, si badi, nonostante il disegno di legge in questione cerchi di tirare dalla parte dell’industria del copyright i provider tramite una totale esenzione di responsabilità di questi se (se!!!) e in tutti i casi in cui essi rimuovono o blocchino contenuti online, sia volontariamente sia a seguito di richiesta.
Fin da subito si sono proposte anche iniziative estreme, come pervenire ad una sorta di oscuramento, oppure l’inserimento di banner informativi su SOPA all’interno dei siti web dei principali servizi online: Google, Yahoo, Amazon, EBay e le principali aziende Usa che operano in rete. È qualcosa che non era mai successo prima, ma del resto nessuna proposta di legge aveva mai messo sotto pressione i diritti civili e la libertà di impresa delle aziende, come minaccia di fare SOPA e il suo omologo PIPA.
Ovviamente nelle ultime settimane molto è accaduto a mutare il quadro di riferimento.
Innanzitutto lo stesso Lamar Smith, propugnatore di SOPA, ha annunciato un primo passo indietro dovuto probabilmente alla veloce espansione del fronte di proteste in rete, e cioè il possibile abbandono del sistema di blocco tramite DNS dei siti pirata, anche se secondo molti è solo un tentativo di far passare il disegno di legge anche se parziale, per poi ripresentare le parti più controverse in seguito.
Poi è intervenuta la stessa Casa Bianca con un comunicato in risposta ad una petizione inviata al presidente Obama. Se da un lato la Casa Bianca ritiene che la pirateria online sia un problema serio che pretende una risposta seria dal punto di vista legislativo, però precisa anche che non sosterrà una legislazione che riduce la libertà di espressione in rete e aumenta il rischio di sicurezza informatica.
Ma perché dovremmo preoccuparci tanto di un disegno di legge americano? Innanzitutto perché la quasi totalità dei servizi online passa dai principali provider americani, come Google tanto per citarne uno, e quindi qualsiasi legge che pone a rischio la libertà di impresa di tali aziende costringendole a monitorare ed eliminare i contenuti immessi dagli utenti, è destinata ad avere conseguenze su tutta la rete internet, in tutto il mondo, sicuramente molto di più di quanto potrebbe impattare sulla rete un Grande Firewall cinese od una censura in Iran.
Inoltre, SOPA non è altro che l’antesignano, il modello di riferimento (in effetti è la riscrittura di precedenti leggi mai passate in USA) di tutte le normative simili, e l’approvazione di tale legislazione sarebbe il segnale per tutti i governi che pensano di introdurre norme repressive in rete. Basti citare la nostrana delibera AgCom, e la legge Sinde approvata in Spagna, ispirata smaccatamente a SOPA.
Nonostante l’abbandono annunciato di parte del blocco tramite DNS e la posizione della Casa Bianca, le aziende tecnologiche hanno continuato a discutere sulle opzioni possibili per bloccare definitivamente queste proposte legislative, ed in particolare si è parlato dell’oscuramento dei siti, indicando inizialmente quale possibile data quella del 23 gennaio (il 24 le due Camere voteranno per SOPA e PIPA) per questa sorprendente forma di protesta che vedrebbe accomunati i maggiori fornitori di servizi online, una sorta di sciopero globale della rete.
Wikipedia, insieme ad una serie di altri siti aderenti all’iniziativa SOPASTRIKE ha deciso di battere la strada della protesta più estrema, quindi domani 18 gennaio 2012 si oscurerà per 24 ore per protestare contro SOPA. Lo stesso fondatore di Wikipedia ne ha dato l’annuncio su Twitter (hashtag WikipediaBlackout).
Jimmy Wales ha ricordato la protesta della Wikipedia italiana, e ha invitato a non sottovalutare il peso di tali iniziative. “Bisogna dare un segnale forte”, ed ha aggiunto in maniera meravigliosamente chiara: “semplicemente non possiamo ignorare il fatto che SOPA e PIPA mettono in pericolo la libertà di parola sia negli Stati Uniti che all'estero, e creano un precedente spaventoso per la censura su Internet in tutto il mondo”.