Con sentenza del 23 settembre 2010 il tribunale commerciale di Madrid rigetta le richieste di Telecinco, il più importante canale commerciale spagnolo, nonché controllato di Mediaset, mosse contro YouTube per violazione dei diritti intellettuali sui filmati immessi dagli utenti. Il tribunale non ha ritenuto il noto portale di video sharing responsabile di tali violazioni, in quanto deve ritenersi senz’altro un intermediario della comunicazione ai sensi della direttiva ecommerce europea, e quindi non ha alcun obbligo di sorveglianza sui contenuti immessi dagli utenti, ma ha solo l’obbligo di rimuoverli quando viene avvertito della presenza di tali contenuti da parte del titolare dei diritti. In sostanza non è YouTube a dover cercare e rimuovere i contenuti illeciti sul proprio spazio web, come pretendeva Telecinco, ma è il titolare dei diritti intellettuali a dover identificare tali contenuti e a comunicarlo al portale video, il quale a quel punto deve rimuoverli.
Telecinco aveva citato in giudizio YouTube chiedendo la rimozione dei video che riguardavano spezzoni dei suoi programmi televisivi e chiedendo il risarcimento di vari milioni di euro per sfruttamento illecito dei filmati. Il tribunale ha invece sostenuto che è materialmente impossibile controllare tutti i video immessi dagli utenti sui server di YouTube.
La sentenza si basa essenzialmente su due punti, cioè che YouTube è un servizio di hosting, un semplice intermediario della comunicazione, quindi non è responsabile dei contenuti immessi dagli utenti, e la sola circostanza che il servizio di YouTube sia remunerato non comporta alcuna responsabilità dell’intermediario ai sensi della direttiva 2000/31. Comunque, continua il tribunale, YouTube mette anche a disposizione dei produttori un servizio apposito, Video Id (o Content ID), che consente ai proprietari dei diritti di conoscere quali video di sua proprietà sono pubblicati sul noto portale video, e di decidere di rimuoverli, di monetizzarli con la pubblicità, oppure di non far nulla. Google ha ribadito più volte che non tocca all’intermediario decidere cosa fare dei singoli video, e questa posizione è ritenuta condivisibile dal tribunale, in quanto secondo la legge spagnola i soli organi deputati a stabilire l’illiceità di un contenuto sono quelli giudiziari. Inoltre, la consapevolezza della presenza di contenuti illeciti comporta necessariamente la collaborazione del titolare dei contenuti.
C’è da dire che, come sostenuto dalla difesa di YouTube anche in altre occasioni, Mediaset e le sue controllate, come appunto Telecinco, hanno sempre rifiutato di collaborare con Google, non utilizzando quindi Content ID, rendendo anche difficile comprendere come possa YouTube, in assenza di collaborazione del titolare dei diritti, stabilire quali video sono realmente illeciti. Mediaset ha preferito intentare cause nei confronti di YouTube, non solo in Spagna ma anche in Italia. In Italia è intervenuta una pronuncia preliminare (cautelare) che condanna YouTube a rimuovere tutti i video del Grande Fratello 10, anche quelli futuri, di fatto imponendo un impossibile controllo preventivo dei video immessi dagli utenti, mentre attualmente è possibile solo un controllo successivo all’immissione, purché ci sia una fattiva collaborazione da parte del titolare dei contenuti.
La sentenza spagnola forse potrebbe influire sul processo che si terrà in Italia.
Nel frattempo Google festeggia la vittoria: sottolineando che “YouTube rispetta le leggi sul copyright e desidera garantire che artisti, editori e media companies possano avere successo online”. È questo il motivo della realizzazione del sistema Content ID, continua Google, una tecnologia sviluppata per prevenire gli abusi del diritto d'autore oltre che per affidare ai detentori il controllo sui propri contenuti. “Il giudice ha respinto la richiesta di Telecinco, facendo notare che YouTube offre ai titolari dei diritti degli strumenti per rimuovere i contenuti in violazione del copyright. Questo significa che è responsabilità del soggetto titolare dei diritti - e non di YouTube - identificare e segnalare a YouTube la presenza sulla piattaforma di contenuti protetti”. Secondo Google più di mille produttori hanno sfruttato Content Id per controllare i loro contenuti ed eventualmente guadagnarci, ed anche in Italia tutti i principali broadcaster, come la Rai, ne fanno uso, tutti tranne uno!
È interessante notare che due giudici europei, quello italiano e quello spagnolo, pervengano a conclusioni diametralmente opposte, pur basandosi sulla medesima normativa, la direttiva ecommerce europea.
Ma forse è un problema di miopia tutta italiana, non volersi rendere conto che la rete è uno strumento che ha comunque rivoluzionato la società ed anche le attività commerciali. Pensiamo a Blockbuster che è giunto al fallimento proprio per non essersi adeguato in tempo alla rivoluzione digitale, soppiantato da realtà come Netflix che, a prescindere da fenomeni di pirateria, continua a macinare guadagni stellari vendendo gli stessi contenuti di Blockbuster ma con strumenti nuovi, appunto attraverso la rete.
Forse anche gli industriali del video dovrebbero intraprendere lo stesso percorso di quelli della musica, immaginando nuove forme di remunerazione per i propri contenuti. In realtà, come leggiamo dalle pagine del blog di Google, migliaia di media company hanno già intrapreso questo percorso sfruttando le risorse della rete, ed anche le media company italiane. “Ad eccezione di una”!